Nei prossimi giorni potrebbe sbloccarsi in Parlamento la questione del 5 per mille e del tetto di spesa, al momento fissato in 400 milioni. L’esperto Carlo Mazzini, in un suo articolo su Vita, riprende una nota del servizio Bilancio di Montecitorio, che specifica che in sostanza non si può fissare un limite alla spesa, ma solo fare una previsione della sua entità. Se, date le preferenze, si supereranno i 400 milioni, si dovranno integrare con un’apposita legge. Ecco cosa dice la nota: «Sotto il profilo metodologico, tuttavia, si ricorda che il meccanismo di attribuzione della quota Irpef del 5 per mille si basa sulle opzioni dei contribuenti. Pertanto i relativi oneri possono risultare variabili di anno in anno in ragione delle scelte effettuate e, di conseguenza, non appaiono circoscrivibili -in linea di principio- entro limiti di spesa. Ciò considerato, l’eventuale mancata rispondenza dell’onere rispetto al fabbisogno finanziario derivante dalle opzioni espresse potrebbe determinare la necessità di integrare successivamente lo stanziamento con norma di rango legislativo».
Per ripetere un refrain già sentito, se l’opzione si chiama “5 per mille”, tale deve essere. Se le si dà un tetto tanto vale chiamarla “legge dei 400 milioni”, o qualcosa di più accattivante magari, giusto per essere onesti con i contribuenti e dire loro chiaramente che non stanno destinando una percentuale precisa della propria Irpef a volontariato, ricerca, ecc., ma una quota indefinita che sarà tenuta in considerazione finché non si raggiunge la cifra stabilita. In un altro articolo di Vita si apprende poi che i prossimi giorni potrebbero essere decisivi per risolvere definitivamente (sarebbe ora) il problema. Il deputato e componente della Commissione affari sociali e coordinatore dell’Intergruppo per il terzo settore Edoardo Patriarca (Pd) legge nel discorso di Enrico Letta alle camere alcuni spunti che fanno ben sperare: «È positivo il passaggio di Letta alla Camera sull’associazionismo, e sul fronte del 5 per mille mi aspetto passi concreti già nelle prossime ore dalla Camera durante l’esame della legge di stabilità. Un primo passo concreto sarebbe il suo rafforzamento, portando il fondo da 400 a 500 milioni. Agire in questo modo significa riconoscere concretamente il valore che il settore del volontariato riveste nella nostra società, e l’azione svolta, specialmente in questa crisi, per garantire servizi a ogni fascia di popolazione». L’emendamento sul 5 per mille, ricordiamo, non è rientrato nella legge di Stabilità ma è stato comunque giudicato ammissibile, quindi ora il governo ha la possibilità di recuperarlo. Dopo le parole, vedremo se seguiranno fatti concreti.