Un video messo online dal blog Quinonprofit fa una rapida quanto dolorosa sintesi di quanto, dal 2009 a oggi (e in previsione fino al 2013) è stato silenziosamente tagliato dal contributo destinato dai cittadini al fondo per il 5 per mille. Un minuto e mezzo per porre una domanda fondamentale: dove sono finiti i 382 milioni che mancano all’appello? Dei 100 milioni destinati nel 2011 alla ricerca sulla Sla (sclerosi laterale amiotrofica) già si è detto all’epoca, è quindi non è un mistero dove siano andati a finire. Il perché è ancora tutto da spiegare invece (intendiamoci, non mettiamo in discussione l’utilità della ricerca su questa grave malattia, ma perché sottrarre denaro proprio da uno strumento come il 5 per mille, che nasce con altri scopi?). Resta da capire quale via abbiano preso gli altri 282 milioni.
Come illustra il video, nel 2009 a fronte di 420 milioni di euro donati ne sono stati erogati 392, quindi 22 in meno. Dove sono finiti quei soldi? Nel 2010, nonostante il grande successo dell’anno precedente e il crescente riscontro ottenuto, viene imposto un tetto di 383 milioni di euro, con un taglio di 80 milioni. Dove sono finiti quei soldi? Nel 2011 il tetto sale a 400 milioni, ma c’è la decurtazione dei 100 per la Sla, quindi alla fine ne sono erogati 160 in meno (considerando un fabbisogno costante di 460 milioni a parità di contribuenti e di redditi). Dove sono finiti quei soldi? Lo stesso discorso vale per il 2012 e il 2013, in cui il limite resta fermo a 400 milioni. Si può quindi valutare un ulteriore taglio di 60 milioni ogni anno. Perdonate la monotonia, ma la domanda è sempre la stessa: dove finiranno quei soldi?
Con pressante insistenza chiediamo, a noi stessi e a chi fa politica, come sia possibile che soldi pubblici espressamente destinati dai cittadini al mondo del volontariato possano sparire nel nulla senza alcuna spiegazione. Ce lo chiediamo come testata edita da un ente non profit, ma anche come singoli cittadini che pagano le tasse. E che quando si apprestano a dichiarare i propri redditi non sono autorizzati a “occultarne” una parte senza fornire spiegazioni. Ci possono provare, se credono, ma ben consapevoli di agire in violazione della normativa, e quindi passibili di sanzioni in caso di controlli. Lo Stato sembra poter agire senza temere questi ultimi né fornire spiegazioni.
Ma d’altra parte, chi controlla il controllore? Noi, da quest’altra parte, che potere abbiamo di ottenere chiarimenti su questo “buco nero”? Vediamo solo noi, in una situazione speculare, un’evidente disparità di trattamento? Sarebbe opportuno risolvere questa dicotomia tutta italiana (assieme a tante altre), dato che non ci sarebbe bisogno di ricordare in quali condizioni versino le vittime di questa vicenda. Da un lato i cittadini, sempre pronti a sacrificarsi per ripianare, loro malgrado, i conti pubblici con i proventi delle proprie tasse; dall’altro il non profit, che ogni giorno fa i conti con mancanza di fondi, difficoltà quotidiane e strutturali, e nonostante ciò resta uno dei settori più vitali del Paese, che beneficia dell’attività delle tante associazioni che su tutto il territorio nazionale svolgono la propria funzione suppletiva o integrativa di servizi alla persona. Per una questione di rispetto, delle regole ancor prima che della dignità di tutti i soggetti coinvolti, aspettiamo una risposta.