Che la cifra di 60 miliardi come stima del valore della corruzione in Italia non abbia alcun fondamento scientifico è, o dovrebbe essere, ormai cosa nota. Si tratta di una vera e propria “bufala”, ossia quelle informazioni che iniziano a circolare sui media, tra la gente, su internet, e si diffondono in maniera virale fino a diventare un dato universalmente accettato. Non abbiamo problemi ad ammetterlo: ci siamo cascati anche noi. Ci sentiamo in parte giustificati però, dato che a diffondere la stima sono stati organi dello Stato, colpevoli di avere male interpretato una frase all’interno del rapporto di un ente pubblico, il Saet (Servizio anticorruzione e trasparenza del Ministero della pubblica amministrazione e dell’innovazione).
Davide De Luca sul Post si è occupato della questione e ha scoperto che la frase che ha scatenato l’equivoco suona così: «Le stime che si fanno sulla corruzione, 50-60 miliardi all’anno, senza un modello scientifico diventano opinioni da prendere come tali ma che, complice a volte la superficialità dei commentatori e dei media, aumentano la confusione ed anestetizzano qualsiasi slancio di indignazione e contrasto». Questo scriveva il Saet nel 2009, inserendo quindi la stima in un proprio rapporto ma smentendone contestualmente l’attendibilità. Qualche mese dopo, nella relazione della Corte dei Conti, le opinioni si trasformano in fatti: «[…] le stime effettuate dal SaeT nella misura prossima a 50/60 miliardi di euro all’anno, costituenti una vera e propria “tassa immorale ed occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini”».
A nostra discolpa possiamo dire che poco più di un mese dopo aver scritto l’articolo citato, siamo tornati sull’argomento e abbiamo fatto una riflessione su quella cifra, confrontandola con un’altra: «Una commissione comunitaria ha infatti calcolato essere di 120 miliardi l’entità del danno economico della corruzione per l’intera Europa: difficile che in Italia si concentri il 50 per cento dell’intero giro economico della corruzione europea». Insomma, l’odore di bufala era nell’aria e abbiamo tenuto a precisarlo (anche perché la Corte dei Conti nel frattempo aveva smentito quanto scritto nella relazione del 2009), mentre altri media ben più strutturati del nostro blog continuavano (e continuano) a fare rimbalzare quel dato. Che ora ha varcato i confini nazionali per finire in un documento della Commissione Europea, dove si parla proprio di quei 60 miliardi come dato stimato dalla Corte dei Conti italiana (qui il documento, trovate il riferimento a pagina 4).
Detto questo, oltre a prendere atto del livello di approssimazione sempre più alto dell’informazione italiana, occorre comunque non togliere l’attenzione dal fenomeno della corruzione, che comunque in Italia assume dimensioni non paragonabili a quelle di molti altri Paesi. Occorre chiedersi il perché, e che cosa sta facendo (o non facendo) la politica per migliorare le cose. La questione è ovviamente complessa, non si esaurisce nello spazio di un solo post, quindi ci torneremo presto.