Come abbiamo segnalato più volte, la situazione di emergenza legata all’epidemia di cornavirus sta creando grossi problemi soprattutto alle persone più fragili, tra cui i senza dimora. Qualcosa si sta muovendo in loro favore in alcune città europee, ma la Feantsa (la Federazione europea delle organizzazioni che lavorano con persone senza dimora) indica sette azioni da mettere in atto subito per limitare i disagi di questa situazione.
Come si stanno comportando le città europee
Un articolo di Redattore Sociale riporta il caso di Copenhagen, capitale della Danimarca, in cui si sta sperimentando un’iniziativa di testing delle persone che vivono in strada attraverso squadre mobili. «Questa sarebbe una misura assolutamente necessaria dappertutto, ma ancora è ben poco diffusa – ha commentato Ruth Owen, vicedirettrice di Feantsa –. Anche il sindaco di Londra sta provando a organizzare un servizio simile, ma ancora non è totalmente operativo. E poi esistono i servizi di housing, che stanno venendo potenziati per permettere ai senza dimora di autoisolarsi in una casa: in molte città, come Londra, Barcellona e Bruxelles, per trovare gli spazi le istituzioni stanno coinvolgendo gli hotel e le strutture turistiche, ma utilizzano anche gli edifici vuoti. In Francia stanno aprendo inoltre dei centri dedicati per i senza casa che risultano positivi al COVID-19 ma che non hanno bisogno di essere ricoverati, affinché passino lì la quarantena». In Italia la situazione è molto diversa da città a città. A Bologna, per esempio, sono stati ampliati gli orari di apertura dei dormitori anche alle ore diurne ed è stato prolungato (così come a Milano) il “piano freddo” che normalmente copre i piani invernali. Purtroppo ci sono anche casi di persone senza dimora che vengono denunciate perché si trovano in strada senza un valido motivo. «Crediamo che la risposta dell’Unione Europea a questa crisi generalizzata debba includere anche un focus sulle persone senza dimora – ha detto ancora Owen –. Le istituzioni europee devono stanziare finanziamenti, fornire linee guida e destinare mascherine e kit igienizzanti ai servizi che si occupano di senza dimora. Stiamo arrivando a un punto di svolta: semplicemente, non possiamo più permetterci di lasciare che ci siano ancora delle persone senza una casa».
Le 7 azioni proposte da Feantsa
Martedì 31 marzo è stato pubblicato sul sito di Feantsa un appello alle autorità (locali, nazionali ed europee), affinché intraprendano subito sette azioni giudicate imprescindibili.
- Fare i test alle persone senza dimora. Trattandosi di una categoria di persone altamente vulnerabile, ed essendo costretti a vivere in luoghi pericolosi durante la pandemia, bisognerebbe dare alta priorità alla loro diagnosi.
- Dare una casa ai senza dimora. È il modo più efficace per poterli isolare e affinché abbiano uno spazio personale in cui mangiare, lavarsi, dormire. Bisogna usare ogni spazio vuoto disponibile (case sfitte, caserme vuote, hotel, ecc.) per dare loro un tetto.
- Rendere i servizi ai senza dimora il più sicuro possibile. Dovrebbero essere diramate linee guida valide per tutti, al fine di proteggere sia i senza dimora, sia il personale che offre loro tali servizi.
- Assicurare l’accesso alle cure ai senza dimora. Spesso i senza dimora faticano ad accedere alle cure mediche. Bisogna procedere a interventi mirati affinché queste siano garantite a tutti.
- Assicurare l’accesso a cibo e igiene ai senza dimora. Molti di questi servizi sono stati ridotti o tagliati a causa della pandemia. Bisogna agire subito affinché questi due bisogni siano pienamente soddisfatti.
- Fare in modo che le persone non perdano la casa. L’impatto economico dell’epidemia di COVID-19 sarà enorme e molte persone rischiano di restare senza un’abitazione. Bisogna evitare che questo succeda, aiutando chi fatica a pagare l’affito o il mutuo. Bisogna inoltre fare in modo che siano forniti supporto e un’abitazione alternativa alle persone vittime di violenza domestica.
- Proteggere le persone senza dimora da misure punitive. Le persone senza dimora non devono essere perseguite perché non stanno in casa. Devono essere protette da multe e altre sanzioni, e si devono fornire loro alternative valide.
(Foto di Tomas Anton Escobar su Unsplash)