L’8 marzo è un giorno importante. E non solo perché si festeggiano le donne in ogni parte del mondo. La data deve servire a ricordarci che il rispetto per la donna e la ricerca di una effettiva parità di diritti e trattamento per entrambi i sessi è una sfida che ci deve animare ogni giorno. Ben vengano le ricorrenze quindi, ma solo se fungono da promemoria, mentre non servono a nulla se poi aspettiamo l’8 marzo 2013 per tornare a pensarci. Non viviamo la Festa della donna come la celebrazione di un genere da proteggere. Sarebbe un atteggiamento, questo sì, maschilista.

La interpretiamo come la festa dell’uguaglianza dei generi, come il giorno in cui ricordare le donne importanti per la storia. Qualsiasi storia, non solo quella del movimento femminista e dell’emancipazione. Si potrebbero fare molti nomi. Guardando al passato, ci piace ricordare, l’abbiamo fatto mesi fa parlando del movimento degli indignados, Rosa Parks. La donna afroamericana che il primo dicembre 1955, nella cittadina di Montgomery (Alabama), salendo sull’autobus dopo una giornata di lavoro, decise di sedersi nel primo posto libero, non curandosi della scritta che ammoniva: “Riservato ai bianchi”. Fu un piccolo gesto, che scatenò il big bang della questione razziale negli Stati Uniti del Sud, aprendo la strada alle conquiste dei cittadini immigrati o discendenti delle vittime della tratta degli schiavi.

Tornando al presente, raccogliamo invece il messaggio di Amnesty International, che dedica la giornata di oggi alle donne del Medio Oriente, «una forza ispiratrice del cambiamento», ha detto Widney Brown. «Sfidano regimi repressivi per difendere i diritti umani fondamentali e promuovere le riforme e l’uguaglianza. Nella Giornata internazionale delle donne, Amnesty International esprime solidarietà a queste donne coraggiose e sostiene la loro lotta per i diritti umani e la libertà. Vogliamo che sappiano che il mondo intero è con loro in questo momento storico».

Nel comunicato di Amnesty si legge cosa sta succedendo nei diversi Paesi di quell’area. «In Iran, le donne hanno avuto un ruolo determinante nelle proteste di massa promosse all’epoca delle elezioni del giugno 2009. Nasrin Sotoudeh, prigioniera di coscienza e avvocata per i diritti umani (ha tra l’altro difeso la Nobel per la pace Shirin Ebadi), sta scontando una condanna a sei anni, ridotta rispetto agli undici anni del verdetto di primo grado, per il reato di “propaganda” e per l’appartenenza al Centro per i difensori dei diritti umani, un’organizzazione considerata illegale dalle autorità. Le è stato anche imposto il divieto di esercitare la professione legale per 10 anni. La direzione del famigerato carcere di Evin, nella capitale Teheran, l’ha posta ripetutamente in isolamento impedendo, l’ultima volta meno di un mese fa, ai suoi figli d’incontrarla. Amnesty International continua a chiedere alle autorità iraniane di rilasciare Nasrin Sotoudeh immediatamente e senza condizioni».

E poi c’è il caso della Siria, interessata in questi giorni da grandi tensioni tra il governo e la popolazione. «In occasione dell’Otto marzo, Amnesty International intende mobilitare l’opinione pubblica mondiale in una campagna d’invio di lettere per sollecitare Asma al-Assad (moglie del presidente siriano, ndr) a esercitare la sua influenza per porre fine alle violenze in corso e alle violazioni dei diritti umani commesse contro le attiviste per i diritti umani siriane, che agiscono per proteggere il futuro di tutti i siriani e tutte le siriane».

Per chiudere, non volendo rubare troppo spazio alle vere protagoniste di oggi, ricordiamo sottovoce che questo blog, ZeroNegativo, inaugurava le pubblicazioni esattamente un anno fa. Da allora abbiamo pubblicato 260 articoli, cercando di riflettere su temi solo apparentemente distanti tra loro, ma uniti dal comune intento di provare a suggerire delle riflessioni nei nostri lettori. Inauguriamo il nostro secondo anno di attività proponendoci di essere attivi e impegnati almeno quanto lo siamo stati nel primo. Ciò che cercheremo con sempre maggiore convinzione sarà la partecipazione da parte di chi ci legge. L’Avis di Legnano, fin da quando è nata, è un esempio di community ante litteram. Ci auguriamo di tradurre anche nel nostro blog lo spirito associativo che ci contraddistingue.

Cogliamo l’occasione di fare i nostri migliori auguri a tutte le dipendenti e collaboratrici della nostra sezione, vera forza trainante di Avis Legnano.