Pubblichiamo l’appello lanciato dal sito d’informazione Linkiesta.it mercoledì 24 agosto, relativo a critiche e proposte alla manovra finanziaria elaborata dal governo. Pur con tutti i limiti di una lettera aperta, per forza di cose parziale e redatta in forma sintetica, il documento ci sembra offrire osservazioni interessanti, che proponiamo ai nostri lettori.

La manovra in discussione in questi giorni è un provvedimento segnato da un forte carattere di iniquità e da un potenziale recessivo, e appare del tutto insufficiente ad avviare a soluzione i problemi strutturali del Paese. In Italia si tassa troppo il lavoro e poco la rendita, in tutte le sue forme. Per tornare a crescere bisogna invertire completamente questa tendenza che è illiberale e va contro chi produce ricchezza. Molte proposte sarebbero da fare, specie sull’abbassamento dei costi dello Stato e sulla necessità di accelerare la realizzazione delle infrastrutture che possano favorire lo sviluppo economico del Paese (pensiamo solo, come esempio, al tema della banda larga e del wi-fi), ma riteniamo che in questo momento poche modifiche chiare si impongano da subito e senza indugi a questa manovra sul lato delle entrate fiscali. La manovra presenta senz’altro alcuni spunti positivi, a partire dalla tassazione al 20% delle rendite e dai provvedimenti per una maggiore flessibilità del lavoro che possono rivelarsi utili alla crescita e a una maggiore equità, purché accompagnati da adeguate rimodulazioni del welfare che supportino in particolare le generazioni più giovani.

Riteniamo, invece, sbagliato e ingiusto il «contributo di solidarietà» (leggasi un aumento della tassazione) che deve essere tolto dalla manovra senza indugi, perché grava su una fascia di persone che già pagano molto, non solo nel confronto con altri Paesi industrializzati, ma anche rispetto alla qualità dei servizi, delle prestazioni e agli investimenti effettuati dallo Stato. Qualora le forze più responsabili non riescano in Parlamento a modificare questo ulteriore innalzamento della tassazione sul lavoro, invitiamo deputati e senatori a prendere quantomeno in esame l’esperienza inglese, inserendo per i redditi alti (per esempio, in Italia, con imponibile oltre i 300.000 euro annui) la possibilità di annullare gli aggravi di imposta previsti dalla manovra a fronte di investimenti nella creazione di nuove società o in fondi che investono nella creazione di nuove società (il cosiddetto venture capital). Bisogna tornare a mettere al centro dell’azione l’impresa e la crescita delle imprese e non la rendita.

Riteniamo, inoltre, che si debbano prendere in considerazione i seguenti punti per offrire davvero un segnale significativo di serietà fiscale, tanto ai cittadini quanto ai mercati:
Intensificazione della lotta all’evasione fiscale “micro”, che in termini aggregati rappresenta un fenomeno particolarmente esteso, attraverso il ripristino delle misure sulla tracciabilità degli assegni, un’ulteriore riduzione a mille euro delle transazioni in contante e l’introduzione dell’obbligo della moneta elettronica per le transazioni superiori a 300 euro, utilizzando eventualmente Poste Italiane e/o Banco Posta per dotare gratuitamente le persone più anziane e/o deboli di carte elettroniche di pagamento.
Innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni per tutti, uomini e donne, essendo questo uno dei pochi provvedimenti di risanamento strutturale della finanza pubblica.
Reintroduzione dell’Ici, con una forte deduzione sulle prime case non di pregio. L’Ici rappresenta, infatti, una tassa necessaria ai Comuni per svolgere servizi fondamentali ai Cittadini, pienamente coerente con l’indirizzo “federalista” e particolarmente efficace nella riscossione poiché legata alle “cose”. Perché abolirla?
Innalzamento dell’Iva di un punto percentuale, vincolando il gettito aggiuntivo all’abbattimento del debito pubblico. In Germania questa misura è già stata adottata senza alcuna conseguenza sull’inflazione né sui consumi.