Come ogni anno, la Commissione europea ha pubblicato un report che raccoglie una serie di indici che riguardano il livello di digitalizzazione dei paesi dell’Unione. L’Italia non ne esce benissimo, come raccontato nell’ultima newsletter di DataMediaHub.

Secondo il Digital Economy and Society Index 2021, complessivamente l’Italia si colloca al ventesimo posto su ventisette nazioni, con un punteggio di 45.5 rispetto alla media UE27 di 50.7.

Dei quattro settori principali della bussola per il digitale, digitale, che sostituiscono la precedente struttura a cinque dimensioni, la peggior performance riguarda il capitale umano, area in cui l’Italia si colloca al 25º posto su 27 Paesi dell’UE.

Si tratta di aspetti che abbiamo richiamato così tante volte che sarebbe ridondante tornarci sopra. L’Italia deve far fronte a notevoli carenze nelle competenze digitali di base e avanzate, che rischiano di tradursi nell’esclusione digitale di una parte significativa della popolazione e di limitare la capacità di innovazione delle imprese. Intervenire su questo aspetto, invece di continuare a concentrarsi sulla parte “hard”, deve essere la priorità numero uno. Non ci sono dubbi al riguardo.

Anche l’area legata all’e-government presenta gravi lacune. La percentuale di utenti online italiani che ricorre a servizi di e-government è passata dal 30% nel 2019 al 36% nel 2020. Pur trattandosi di un notevole aumento, rimane ben al di sotto della media UE del 64%. Questo non perchè i cittadini non siano interessati a quest’area di servizi, anzi, ma perchè l’usabilità di tali servizi è mediamente pessima, come può facilmente constatare chiunque ne fruisca, o provi a farlo. Tanto da disincentivarne l’utilizzo.

Quello che però ci preme evidenziare è nell’ambito dell’integrazione delle tecnologie digitali. Infatti, apparentemente il nostro Paese ha buone performance in quest’area, in cui ci posizioniamo al decimo posto su ventisette, ma l’analisi dei singoli indicatori che compongono quest’area (di)mostrano che non tutto è oro quel che luccica.

L’uso dei big data è basso. Sono utilizzati dal 9% delle imprese italiane rispetto a una media UE del 14%. Come pure l’uso di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (18% delle imprese italiane, mentre la media UE è del 25%). Anche la diffusione del commercio elettronico e l’uso delle TIC per la sostenibilità ambientale sono al di sotto della media UE.

Continua a leggere nella newsletter di DataMediaHub

(Foto di Fernando Lavin su Unsplash )

Ricordati di farlo

Lo sai che puoi destinare il 5 per mille dell’IRPEF all’Avis di Legnano? Basta inserire il nostro codice fiscale al momento della dichiarazione. Useremo i proventi per fare ancora meglio ciò che facciamo da sempre.

È spiegato tutto qui