Qualche giorno fa sono stati pubblicati i risultati dell’Osservatorio nazionale che si occupa di monitorare l’andamento degli esami di screening oncologici nel paese. Si tratta di un indice importante, perché com’è noto le possibilità di successo di una terapia contro il cancro dipendono molto dalla tempestività con cui viene individuato. Secondo quanto emerge dallo studio, che riporta dati relativi al 2021, c’è stata una forte ripresa degli screening, che sono sostanzialmente tornati ai livelli del 2019, cioè l’ultimo anno precedente alla pandemia. «Anche se si osserva qualche differenza percentuale in più o in meno – ha scritto Mantellini –, complessivamente i valori nazionali di estensione effettiva per lo screening mammografico, cervicale e colorettale sono coerenti con quelli del periodo pre-pandemico».

Ovviamente però, se si conta che molti sono stati gli esami rimandati a causa della pandemia, il fatto che nel 2021 si sia tornati al livello del 2019 non equivale a dire che siano stati recuperati tutti gli screening rimandati nel 2020. È questo un tema affrontato anche da Mantellini, che spiega le criticità di questo risultato: «Se questo è un dato da accogliere positivamente, è evidente che non tutti i programmi [di screening] sono stati in grado di recuperare tutto il ritardo e che nella maggior parte dei casi si è di fatto determinato un allungamento del round di invito. In sostanza nel 2021 molti programmi sono stati in grado di garantire l’offerta a tutta la popolazione che ne aveva diritto nel 2020 solo effettuando uno slittamento al 2022 di una parte di inviti alla popolazione che ne aveva diritto nel 2021. A questo si aggiungono situazioni particolarmente critiche in cui si è proprio saltato un round, si è perso, cioè, un anno di inviti. È evidente che maggiore è il ritardo accumulato e non recuperato, maggiore è la probabilità di ritardo diagnostico».

Il Post, analizzando un recente rapporto della Corte dei conti, ha fatto notare come le regioni stiano faticando a spendere i 500 milioni di euro stanziati dal governo per recuperare gli screening rimandati. «Allo scorso marzo le regioni avevano speso il 69 per cento dei 500 milioni di euro a disposizione per il 2022. In totale sono rimasti nelle casse dei sistemi sanitari 152 milioni di euro non spesi». Il problema è evidente soprattutto al Sud, dove pure si concentra anche la maggior parte dei rinvii.

Sugli screening, il report della Corte contiene dati più aggiornati rispetto all’Osservatorio: «All’inizio del 2022 le regioni avevano stimato di dover inviare 5,7 milioni di inviti per sottoporsi a test di screening e fare successivamente 3,1 milioni di esami. Alla fine dell’anno è stato raggiunto un buon risultato per quanto riguarda gli inviti: è stato mandato l’82 per cento del totale, mentre le prestazioni si sono fermate al 67 per cento. Cinque regioni sono riuscite a rispettare gli obiettivi sia per gli inviti che per gli esami: Piemonte, provincia autonoma di Trento, Toscana, Basilicata e l’Umbria che aveva già recuperato tutto l’arretrato nel 2021».

I problemi, come spesso capita, riguardano la mancanza di personale e le difficoltà di assumerne, soprattutto al Sud. Allo stesso tempo, l’ingresso sempre più forte del privato in alcune regioni del Nord non aiuta, visto che questo tende a concentrarsi sugli esami più remunerativi, non su quelli urgenti.

Inoltre, in caso di esito positivo, le difficoltà per i cittadini non sono solo quelle relative alla salute, ma anche alla sostenibilità economica: «Una spesa media che sfiora i 2.000 euro all’anno – ha spiegato la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) –. Per effettuare esami diagnostici e visite specialistiche, sottoporsi a terapie salvavita e vedersi erogati trattamenti quali per esempio la psicoterapia e il supporto nutrizionale che concorrono ad aumentare i tassi di sopravvivenza e la qualità della vita dei malati di cancro. In molti casi a centinaia di chilometri da casa, aspetto che concorre ad aumentare l’aggravio economico per le tasche dei pazienti e delle loro famiglie. Questioni che confermano come il Servizio Sanitario Nazionale non sia attualmente in grado di assicurare tempestivamente l’accesso agli esami diagnostici, alle cure oncologiche e al sostegno sociale a tutti i pazienti che ne abbiano bisogno. E la situazione risulta peggiorata a causa delle lunghe liste di attesa».

(Foto di National Cancer Institute su Unsplash)

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