Tra i tanti festival estivi, quello di Pergine Valsugana (Trento) si sta distinguendo per la qualità della programmazione e per lo spirito che lo anima. Pergine Spettacolo Aperto è una rassegna che ha stupito tutti nei suoi 38 anni di vita (è nata infatti nel 1976). Anche uno come Alejandro Jodorowsky, che si è chiesto: «Ma tutto questo succede a Pergine?». Oltre ai meriti artistici, agli organizzatori si deve riconoscere una particolare attenzione all’accessibilità del festival, come ha raccontato Claudio Arrigoni sul blog del Corriere dedicato alla disabilità InVisibili. Vi proponiamo il suo articolo.

[…] Quello di Pergine è un Festival che nasce dal basso, dalla comunità stessa che dal 1976 lavora per riscattare la memoria dell’ex ospedale psichiatrico, che lì si trovava, «in un’ottica inclusiva a ribadire come l’inclusione della diversità arricchisca la comunità». Fino al 13 luglio si svolge “Homo Narrans”, 38esima edizione di Pergine Spettacolo Aperto, con «performance, installazioni, teatro, danza, laboratori per raccontare e raccontarsi». «Sconfinata la buona volontà, profonda la competenza, limitati i fondi»: le parole di Nadia Luppi, che è fra coloro che cercano di diffondere il Festival, sembrano quelle di molte iniziative che hanno il loro cuore nella comunità dove nascono. Ma «c’è la mobilitazione di decine di associazioni e un esercito di volontari per fornire servizi di trasporto e traduzione in Lis (lingua dei segni italiana, ndr) per il pubblico con disabilità. Inoltre performance nelle case protette dei dintorni, laboratori inclusivi e una app che segnala morfologia e accessibilità dei luoghi del festival. Un tale colpo di genio sarà in qualche modo legato alla presenza per decenni a Pergine dell’ex manicomio?».

Domanda senza risposta, ma vale la pena di approfondire quanto sia stata importante la questione dell’accessibilità e come si realizza questo. Puntando sull’informazione in primo luogo, arrivando dove si riesce, senza fare l’impossibile, come spiega chi organizza: «Le performance teatrali sono talmente multimediali e complesse che sarebbe impossibile sottotitolare. C’è da dire però che di per sé spettacoli in cui movimento del corpo, rappresentazioni fisiche e visuali e verbali si mescolano, già garantiscono una fruibilità più ampia. Per permettere a tutti di fruire delle iniziative proposte dal festival, quest’anno sono state ulteriormente potenziate le misure di accoglienza per le persone con disabilità con informazioni rispetto all’accessibilità disponibili sul programma cartaceo, sul sito web e reperibili con la app “Trentino Accessibile”, scaricabile gratuitamente». I luoghi sono mappati, identificando con appositi simboli la presenza di parcheggi, pendenze, ingressi con rampe e pavimentazione. Gli organizzatori, consapevoli di limiti e difficoltà a volte non superabili, parlano di mobilità informata, che è già un traguardo per gli standard italiani, soprattutto in manifestazioni non mastodontiche e nate dal basso.

«Nell’area circostante Pergine viene fornito anche un servizio di trasporto gratuito per le persone con ridotta mobilità che vogliono assistere alle iniziative, con una prenotazione. Gli incontri e alcuni show saranno tradotti nella lingua italiana dei segni con il supporto di Ens (Ente nazionale sordi, ndr) Trento. Grazie al coinvolgimento di decine di realtà del terzo settore locale e a oltre un centinaio di volontari poi, il festival proporrà anche un concerto a bocca chiusa, la proiezione di un video che racconta come residenti anziani e persone con disabilità vivono il territorio della Valsugana, uno speciale giornalistico a firma dei redattori disabili de L’Adigetto e un laboratorio di pittura e disegno aperto a tutte le forme di “diversità”. In nome dello spirito inclusivo e comunitario della manifestazione infine, con l’aiuto dei volontari gli spettacoli arriveranno oltre le piazze e le vie, per essere allestiti all’interno di residenze sanitarie assistenziali e centri socio-educativi».

Tanti dettagli, ma è importante farli conoscere. […]