Visto il clima di confusione generato dall’annuncio del ministro Elsa Fornero a proposito della possibile chiusura dell’Agenzia per il terzo settore, abbiamo chiamato al telefono il suo attuale presidente, Stefano Zamagni, per capirci qualcosa in più.

ZeroNegativo: Professore, l’agenzia chiude? Le parole del ministro non sembravano equivocabili.
Stefano Zamagni: Assolutamente no. Quando il ministro ha parlato di chiusura si riferiva alla sede milanese, non certo all’ente nel suo complesso. Per quello ci vuole una legge del Parlamento, non basta un decreto. Chi ha scritto cose diverse non conosce la materia di cui parla. Quella di Elsa Fornero è un’autorevole opinione, non già una decisione.

ZN: Insomma, il terzo settore può dormire sonni tranquilli?
SZ: Il mondo del non profit, più che dormire dovrebbe svegliarsi. Bisogna che faccia sentire la propria voce, che sensibilizzi i media sulle questioni che lo riguardano, compresa questa. Purtroppo succede sempre così: nessuno protesta quando andrebbe fatto, salvo poi far sentire le proprie lamentele quando è ormai troppo tardi e le decisioni sono state prese.

ZN: Quali sarebbero le conseguenze per il terzo settore se l’Agenzia dovesse chiudere?
SZ: La vita di enti e associazioni si complicherebbe non poco, visto che a quel punto, in fase di controllo, non avrebbe noi come interlocutori, bensì direttamente la Guardia di finanza e l’Agenzia delle entrate. Fossi in “voi” percorrerei ogni strada possibile per far sapere che non volete per nessun motivo la chiusura dell’Agenzia.

ZN: Professore, noi lo scriveremmo anche sul nostro giornale, ma come sa hanno sospeso le tariffe agevolate per l’invio postale e abbiamo dovuto sospendere le pubblicazioni…
SZ: Lo so, la situazione non è facile. Ma contattate i media locali, chiedete che vi diano spazio. Bisogna che se ne parli. Guardi, io sono convinto che questa fase di transizione non porterà un danno, bensì un “rinsavimento” dell’Agenzia e delle sue funzioni. Il non profit è un settore che va conosciuto, e il team del Ministero ha bisogno di tempo per capirlo, si è insediato da soli due mesi; io ci ho messo dieci anni per arrivare a dire di conoscerlo. Il ministro sa bene che la cancellazione dell’ente sarebbe un errore, perché si ritroverebbe contro tutto il terzo settore. Inoltre, se si applicassero i criteri della spending review (volti a individuare inefficienze e sprechi di denaro, ndr), l’Agenzia ne uscirebbe a testa alta, visto che in questi anni ha prodotto una enorme mole di lavoro in rapporto alle risorse che ha richiesto.

ZN: Quindi, ricapitolando, l’Agenzia non chiuderà, ma è bene che il terzo settore faccia sapere che la sua sopravvivenza va difesa con vigore. L’Agenzia, inoltre, è molto produttiva e non richiede risorse tali da giustificarne la soppressione, sarebbero più i costi dei benefici di tale operazione. Tutto chiaro, tranne una cosa: perché la sede milanese andrebbe chiusa?
SZ: Il trasferimento della sede dell’Agenzia da Milano a Roma potrebbe trovare giustificazione nel risparmio dei costi del personale di staff e delle spese generali. A meno che gli enti locali milanesi intervenissero per sobbarcarsi loro tali costi.