«Terzo settore, un’agenzia in disarmo». Così titola, e non potrebbe essere più esplicito, l’articolo di Elio Silva sul Sole 24 ore di ieri, a pagina 17 (l’articolo è pubblicato integralmente anche sul sito del giornale). Dell’Agenzia presieduta da Stefano Zamagni avevamo parlato il 2 settembre, paventando l’ipotesi, più che fondata, che l’ente stesso fosse destinato a sparire. Il testo della manovra in corso di elaborazione in quei giorni prevedeva infatti, tra le varie misure (decreto legge 138, articolo 1, comma 31), la soppressione degli enti sotto i 70 dipendenti. Il che avrebbe decretato la fine dell’organo più importante per il dialogo tra il no profit e le istituzioni, visto che il suo lavoro si regge sull’apporto di una squadra molto più esigua. In fase di conversione parlamentare, però, la norma in questione è stata stralciata, scongiurando così la cancellazione dell’Agenzia. Tuttavia torna d’attualità il tema, perché sul futuro regna l’incertezza più totale.
Non si sa nulla sulle risorse disponibili per il prossimo anno: «Non vi è certezza sul budget 2012, anche se, come impongono le regole contabili, nei giorni scorsi è stato sottoposto ad approvazione un preventivo per una cifra vicina ai 700mila euro, 26mila in meno dell’anno corrente, la metà di due anni fa e poco più di un quarto rispetto ai 2,5 milioni di dote assegnati in quelli che vengono ricordati come gli “anni d’oro”, il 2005 e il 2006». Non proprio cifre che possano far tirare un sospiro di sollievo. Peraltro, gli undici (ora ridotti a quattro) componenti del consiglio di amministrazione, e lo stesso Zamagni, stanno lavorando a titolo gratuito da giugno del 2010, in ottemperanza a una norma della legge 122 di conversione del decreto 78 (articolo 6, comma 2), che tagliava le indennità di funzione per gli organi amministrativi degli enti. Incertezza anche sul futuro dei contratti attualmente in essere. Presidente e cda sono in scadenza a dicembre, il direttore a gennaio; nulla si sa dei contratti dei dodici dipendenti.
«Siamo a due mesi dalla scadenza della consiliatura e non sappiamo nulla di preciso -ha dichiarato Zamagni al giornalista del Sole-. Le ipotesi che si possono fare sono tuttora tre. La prima è quella della chiusura, con il trasferimento delle competenze a un diverso ufficio, per esempio un dipartimento della presidenza del Consiglio. La seconda prevede il rinnovo nella veste attuale, ma con un budget via via più ristretto. La terza, infine, sarebbe la trasformazione in una vera e propria Authority, come più volte si è chiesto negli ultimi anni». Insomma, c’è di che essere preoccupati. Dopo circa undici anni di vita, l’Italia sembra non sapere che farsene di questa Agenzia, che invece, torniamo a ribadire, dovrebbe vedere ampliati i propri poteri. Lo dicevamo un mese e mezzo fa e torniamo a ribadirlo, forti dell’appoggio di Zamagni, che ora chiede che le linee guida sui modelli di partecipazione alla definizione delle politiche delle pubblica amministrazione (in corso di elaborazione da parte dell’Agenzia) siano vincolanti, «per evitare che restino sulla carta», e inoltre invoca «un potere sanzionatorio per gli enti che violano le regole. Per esempio, l’Agenzia deve poter convocare un’organizzazione, come avviene in Gran Bretagna, e imporle di esibire i bilanci. Solo a queste condizioni potrà giocare, in futuro, un ruolo efficace». Insomma, l’Agenzia per il terzo settore non è stata soppressa, ma al contempo sta vivendo una fase di stallo, in cui le sue competenze non aumentano e le risorse diminuiscono. Ci aspettiamo di sapere presto, come onlus e come cittadini, che fine farà.