L’omicidio di Agitu Ideo Gudeta, imprenditrice agricola etiope di 42 anni, residente in Trentino da quando ne aveva 18, è stato generalmente raccontato come la tragica fine di una storia di integrazione e riscatto. Questo ha privato la narrazione dei tanti aspetti problematici della vicenda, segnata da numerosi episodi di razzismo subiti da Gudeta nel corso degli anni. Ne ha scritto Nadeesha D. Uyangoda su the Submarine

Agitu Ideo Gudeta, nata in Etiopia e immigrata in Italia per la prima volta a diciotto anni per studiare Sociologia a Trento, era stata spinta a tornare una seconda volta a causa del suo impegno per contrastare il cosiddetto land grabbing, l’appropriazione di terre da parte di multinazionali straniere. Nel 2010 aveva avviato un’attività agricola di un certo successo nella valle dei Mocheni, “La capra felice,” e proprio quest’anno aveva aperto la sua prima “Bottega della Capra Felice” a Trento, guadagnandosi anche la bandiera verde di Legambiente per l’allevamento delle capre Mochene (destinate all’estinzione) su terreni demaniali abbandonati.

In seguito al suo omicidio, avvenuto ieri per mano di un suo dipendente che avrebbe già ammesso la propria colpevolezza, la sua vita è stata trasformata in una parabola “che parla di emigrazione, di accoglienza e integrazione, di valorizzazione del territorio, di amore per la terra e gli animali, di autonomia e libertà  femminile, di nuove radici” (queste le parole della ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova). Gudeta non esemplificava l’integrazione, che non esiste davvero finché abbiamo bisogno di simboli per parlarne, rappresentava piuttosto l’imprenditoria femminile. In Italia, dai media alle istituzioni, tutti continuano a utilizzare il termine integrazione in maniera fuorviante, come sinonimo di assimilazione: una minoranza etnica, nella narrazione nostrana, si integra nel tessuto sociale di arrivo non quando mantiene anche la cultura, identità, lingua di origine — piuttosto, quando non lo fa. C’era però un elemento per cui l’assimilazione di Agitu Ideo Gudeta si era interrotta, cioè il colore della pelle che, quasi inevitabilmente, l’ha declassata a “una sporca n****.”

Continua a leggere su the Submarine

(Foto dal profilo Facebook di Agitu Gudeta)

Noi ci siamo

Quando è nata Avis Legnano i film erano muti, l’Italia era una monarchia e avere una radio voleva dire essere all’avanguardia. Da allora il mondo è cambiato, ma noi ci siamo sempre.

Vuoi unirti?