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Per guardare meglio un quadro, talvolta la cosa migliore è fare qualche passo indietro e guardarlo da lontano. Si colgono di più gli aspetti complessivi dell’opera. Per guardare l’Italia, allo stesso modo proviamo ad affidarci alla visione d’oltreoceano di Alan Krueger, professore di Princeton che ha diretto il Council of Economic Advisers (Cea) di Barack Obama, intervistato ieri da Radio24 (il podcast della trasmissione sarà disponibile a breve qui, intanto ci affidiamo alla trascrizione che ne ha fatto il sito Dagospia). «Ne sapremo di più quando il prossimo round di stress test sarà completato, ma credo sia chiaro che il sistema bancario italiano ha troppi prestiti in sofferenza – ha detto Krueger –. L’Fmi (Fondo monetario internazionale) calcola che se l’Italia triplica la velocità con cui smaltisce questi prestiti, ci vorrà comunque un decennio prima che si torni ai livelli pre-crisi. Quindi c’è molto lavoro da fare»

Purtroppo questo si sapeva: con le imprese sempre più in difficoltà (e di conseguenza anche le famiglie), per le banche aumentano i rischi di non veder tornare i soldi che prestano. Quindi ne prestano sempre meno, e anche questo contribuisce alla contrazione dell’economia. E infatti «ci vuole un piano soprattutto per aiutare le piccole e medie imprese», dice poi Krueger. «Da noi (negli Stati Uniti, ndr) le aziende, dopo la crisi hanno ritrovato una stabilità finanziaria. In Italia la maggioranza dei prestiti in sofferenza è nel settore aziendale. A livello europeo c’è bisogno di rafforzare l’unione bancaria per avere garanzie sui depositi, cosa che aiuterebbe anche l’Italia. È una situazione molto difficile, perché da una parte ci sono pochi investimenti e la domanda è debole, dall’altra le banche sono preoccupate e faticano a concedere prestiti».

Da questo punto di vista, sorprende non poco la norma contenuta nella Legge di Stabilità, secondo la quale le aliquote Iva aumenteranno progressivamente tra il 2015 e il 2018: «L’aumento delle aliquote dal 10 al 13 per cento e dal 22 al 25,5 per cento, spalmato tra il 2015 e il 2018, si tradurrà in un maxi-esborso per le famiglie italiane, con danni enormi per l’economia nazionale – afferma il Presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Alla stangata da 791 euro le famiglie, il cui potere d’acquisto è in costante calo, reagiranno riducendo ulteriormente i consumi, e ciò provocherà effetti a catena devastanti». A fronte dei grandi tagli delle tasse portati avanti come conquista storica per questa legge, si va a colpire gli italiani su una delle tasse che più ne influenza i comportamenti e la percezione del potere d’acquisto.

Continuando, l’analisi di Krueger si sofferma sulle riforme strutturali, con un esame che non fa che confermare quanto molti (tra cui anche noi di ZeroNegativo, nel nostro piccolo) già hanno detto: «Le riforme strutturali in Italia sono urgentissime. È incredibile che, tenendo conto dell’inflazione, il Pil italiano è inferiore a quant’era nel 2001, prima dell’introduzione dell’Euro. Ci sono stati progressi, ad esempio il deficit strutturale di bilancio è migliorato, ma le riforme ci vogliono per aumentare la produttività e per attirare investimenti anche esteri. Il mercato del lavoro è troppo rigido e credo che l’Italia abbia aspettato fin troppo per fare queste riforme. Nel mercato del lavoro, che si diano degli incentivi per assumere, soprattutto i giovani. Il sistema giudiziario va riformato, è troppo lento e costoso e certamente non favorisce lo sviluppo di nuove imprese e poi si deve riformare l’amministrazione pubblica che al momento è molto inefficiente».

Una strigliata, per concludere, arriva anche sul mancato supporto ai settori tradizionalmente più forti dell’economia italiana, come la moda e il turismo. È lì che si nasconde (ma neanche troppo) il potenziale di crescita, eppure riusciamo a farci superare da Paesi che hanno molto meno da offrire e le cui economie vengono da un periodo di recessione molto più duro del nostro, come la Spagna (che è in ripresa da tempo): «L’Italia è regina dell’export, eccelle nella moda, nella meccanica di precisione, produzione di macchinari e così via. Ma ci sono settori in cui l’Italia dovrebbe investire, il turismo prima di tutto. L’Italia può offrire molto ma il settore non ha la dimensione che dovrebbe e le aziende tendono ad essere di piccole dimensioni. Possibile che la Spagna attragga il 25 per cento più turisti dell’Italia e l’Italia abbia la metà dei turisti della Francia? Eppure è così». Essì, caro Krueger, hai azzeccato tutto, e ci fai pure sentire un po’ fessi.