Durante la pandemia, si è posta molta attenzione sulle condizioni di salute mentale delle persone, soprattutto giovani. È bene però ricordare che la pandemia ha esacerbato problemi che esistevano già. Secondo un rapporto dell’OCSE, nel 2016 quasi 84 milioni di europei convivevano problemi di salute mentale. Questi hanno causato circa 84.000 decessi nei Paesi dell’UE nel 2015, un numero che è più che raddoppiato nel 2020.

Nel 2019, oltre 14 milioni di giovani europei avevano problemi di salute mentale. Tuttavia, se nel periodo precedente la pandemia i giovani avevano meno probabilità di avere sintomi di depressione rispetto alla popolazione generale dell’UE, in seguito le cose sono cambiate: nel periodo successivo alla pandemia c’era almeno il 50% in più di giovani con sintomi di depressione rispetto alla media dell’UE. È quindi evidente che la pandemia ha colpito duramente il benessere mentale dei giovani europei.

Un articolo dello European Science-Media Hub fa notare che se da un lato la digitalizzazione ha portato molti benefici e opportunità alla società, dall’altro ha creato dei rischi: dalla dipendenza digitale ai disturbi dell’attenzione, fino all’esposizione a contenuti pericolosi. Sembra paradossale che, in un mondo in cui il 96% dei giovani europei usano internet quotidianamente, si senta spesso parlare del paradosso di un aumento dello stato di solitudine tra le giovani generazioni. In realtà, secondo il World Happiness Report, i più anziani della popolazione si sentono meno soli rispetto alle generazioni più giovani, nonostante abbiano meno interazioni.

Secondo Hannes Jarke, di EuroHealthNet, “La solitudine è una questione molto complessa e c’è una differenza tra essere soli e sentirsi soli. Le persone possono far parte di gruppi più ampi e avere molte interazioni sociali, ma sentirsi comunque sole”.

Una correlazione interessante da analizzare quando si guarda alle nuove tecnologie e alla salute mentale è il tempo trascorso davanti agli schermi. I dati Eurostat mostrano che gli europei trascorrono tra le due e le tre ore al giorno, al di fuori del lavoro, in attività legate allo schermo. Questo vale anche per i bambini e gli adolescenti, il cui tempo trascorso a navigare in rete è quasi raddoppiato nell’ultimo decennio. Un numero crescente di esperimenti dimostra che l’uso troppo prolungato dei social media può avere un impatto negativo sul nostro benessere mentale e sul sonno. Limitare il tempo trascorso sullo schermo a non più di due ore al giorno può aiutare bambini e ragazzi a essere più sani.

“Non comprendiamo ancora appieno tutti i meccanismi alla base dell’uso delle nuove tecnologie in termini di aumento del rischio di problemi di salute mentale o di diminuzione del benessere – ha detto Francisca Vargas Lopes, dell’OECD –. Alcuni di questi potrebbero essere collegati a ciò che non si fa quando si sta al telefono o al computer, ad esempio l’attività fisica o il sonno”.

Per mantenere uno stile di vita sano, l’OMS raccomanda a bambini e adolescenti di limitare la sedentarietà, in particolare il tempo trascorso davanti a uno schermo, incoraggiandoli a dedicare circa un’ora al giorno all’attività fisica aerobica.

Jarke aggiunge che “essenzialmente tutto ciò che influisce sulla salute fisica può influire anche sulla salute mentale. Se si è in salute, è più facile che il cervello sia in salute e la psiche in salute”.

L’UE ha recentemente adottato la sua prima strategia globale per la salute mentale, che pone l’accento sulla ricerca e sull’accesso ai professionisti della salute mentale, con particolare attenzione ai bambini e ai giovani. Secondo Jarke, “la strategia è stata una tappa fondamentale e ora dipenderà da come viene attuata negli Stati membri”.

(Foto di Kelly Sikkema su Unsplash)

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