Il 16 ottobre si celebrava la Giornata mondiale dell’alimentazione; il giorno seguente quella per la Lotta alla povertà. Due ricorrenze vicine non solo in termini cronologici, bensì legate nelle dinamiche e nelle conseguenze. La prima è un monito soprattutto ai Paesi del “primo mondo”, che con le proprie pratiche di sfruttamento intensivo delle risorse naturali stanno portando il pianeta al collasso. Si aggrava così la condizione dei territori in cui si concentra la produzione, quelli meno sviluppati economicamente ma con più superfici coltivabili, le cui popolazioni scontano l’impossibilità di controllare le attività di sfruttamento che vi avvengono, a tutto vantaggio dei grandi produttori. La questione della speculazione sulle oscillazioni di prezzo del grano è una prova di questo fenomeno.

Ma anche il tema delle condizioni idrogeologiche del pianeta è di primaria importanza parlando di alimentazione. E qui l’Europa, assegnataria dell’ultimo premio Nobel per la Pace, ha la responsabilità di dettare le linee guida per il futuro del pianeta. Almeno di quella parte di sua influenza: «Il sistema alimentare deve basarsi sull’ecoagricoltura -ha dichiarato al mensile Vita Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico del Wwf Italia-, come documentano tutti i rapporti internazionali sull’argomento, cioè pratiche agricole che rispettino la biodiversità locale, i regimi idrici, la rigenerazione del suolo e tutti i servizi che gli ecosistemi offrono al benessere umano. La riforma della Politica Agricola Comune (Pac) in discussione al Parlamento europeo è un’opportunità che i Paesi dell’Unione Europea devono saper cogliere per aumentare la sostenibilità ambientale delle filiere agricole».

Dal lato dei consumi, privilegiare le produzioni locali, effettuate nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori, è un’azione importante che i cittadini possono fare. E per i prodotti “esotici”, è ormai possibile senza troppo sforzo trovare prodotti di cooperative che applicano principi etici nella produzione. È un contributo al rispetto dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente, e anche di se stessi, perché all’alimentazione è legato il problema dell’obesità, una delle patologie in ascesa nelle società moderne. E qui si torna al tema della povertà, intesa non come un problema lontano, cui sentirci estranei, bensì come un fenomeno legato alla crisi economica, che ci porta a modificare leggermente i nostri stili di vita per limare qua e là la spesa di ogni giorno. Così la celebre “dieta mediterranea” si trova progressivamente svuotata di frutta e verdura, a favore di cibi più grassi e “trattati”, ma più economici. «Per verificare la tendenza si può anche evitare di compulsare le statistiche -scrive Duccio Caccioni su lavoce.info-, recandosi in un qualsiasi discount, anche italiano, osservando le merci in vendita e gli acquisti effettuati. Le classi più agiate tendono, invece,  ad aumentare il consumo alimentare di alta qualità. La divaricazione fra ricchi e poveri è allora sempre più evidente».

Concludiamo con un estratto dal messaggio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: «La povertà dilagante, che ha degenerato per troppo tempo, è legata al disagio sociale e le minacce alla pace e alla sicurezza. In questa Giornata internazionale, facciamo un investimento nel nostro futuro comune, contribuendo a far uscire le persone dalla povertà, in modo che esse, a loro volta, possano contribuire a trasformare il nostro mondo».