La corruzione resta una delle più gravi piaghe del nostro Paese. Lo ha ricordato ieri il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, aprendo l’anno giudiziario della magistratura contabile. Il pericolo più serio per la collettività, ha messo in guardia Squitieri, è la deriva verso una «rassegnata assuefazione al malaffare, visto come un male senza rimedi». «Non possiamo permettere che questo accada – ha aggiunto – non possiamo lasciare che prenda forza l’idea di una società incapace di compiere scelte collettive, di perseguire, a livello di amministrazione pubblica, obiettivi concreti e di garantire un sistema di servizi efficiente e sostenibile». Ecco perché egli indica come prioritaria una riorganizzazione delle strutture dello Stato, puntando a che queste rispondano con rapidità e trasparenza ai bisogni del cittadino».
Il concetto invocato con forza per contrastare questo grave fenomeno è la trasparenza: trasparenza negli appalti e negli affidamenti, trasparenza nel funzionamento della cosa pubblica, trasparenza in tutti i rapporti che riguardano lo Stato e il cittadino. C’è «l’esigenza assoluta» di assicurare «trasparenza e regolarità nelle varie gestioni, attraverso procedure pubbliche che garantiscano un’effettiva parità di posizione tra tutti gli operatori». Basta quindi con il «fenomeno diffuso delle ripetute proroghe e rinnovi nell’importante settore dell’attività negoziale pubblica». Il continuo rinnovo di rapporti con gli stessi soggetti economici per la realizzazione di diverse opere «non sempre risulta corrispondere a canoni di efficienza, trasparenza ed economicità, anche generando, alterazioni del regime concorrenziale, sempre più, peraltro, tutelato dal diritto comunitario», ha chiarito Squitieri.
Un esempio di politica concreta in questo senso arriva dalla Regione Sardegna, che ha siglato un accordo con l’associazione Transparency International per migliorare l’efficacia dell’attività amministrativa, nell’ottica di un maggiore coinvolgimento degli stakeholders (i portatori d’interesse). «Trasparenza significa anche maggiore controllo che, se bene esercitato, può dare luogo alla verifica sulle politiche pubbliche e segnalare se un azione potrebbe incoraggiare comportamenti illeciti o potrebbe favorire qualcuno – ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru –. Inoltre scrivere bandi migliori, con l’apporto dei portatori di interessi come fa l’Unione Europea, significa anche essere più efficaci nel perseguire gli obiettivi che ci si danno».
Dal punto di vista legislativo, sarebbe importante muoversi verso una maggiore semplificazione delle norme che regolano i campi che più attraggono comportamenti illegali, come la gestione degli appalti. Il governo, dal canto suo, ha risposto con una proposta di legge che va principalmente ad agire sull’inasprimento della pena, mentre c’è poco di nuovo sui presupposti che potrebbero portare a evitare la commissione del reato. «L’unico elemento della proposta di legge che può forse produrre qualche effetto è anche l’unico che riduce le pene, da un terzo alla metà, per chi collabora con la giustizia – scriveva Marco Cerasa sul Foglio di sabato 7 febbraio –. Naturalmente anche questa norma, se non sarà usata con prudenza, può dare luogo ai fenomeni degenerativi del “pentitismo” di mafia».
Inoltre si torna a proporre che la magistratura possa procedere d’ufficio contro il falso in bilancio, il che amplia i margini di discrezionalità delle procure andando a delegare al potere giudiziario quella che Cerasa definisce «la funzione di contrasto ai fenomeni degenerativi della Pubblica amministrazione, mentre il suo ruolo è solo quello di perseguire i singoli reati». Il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia risponde che bisogna guardare anche al di fuori della legge sulla corruzione: «Con l’approvazione del decreto legge 90 sono stati dati nuovi poteri e una governance più efficace all’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. Con la nuova distribuzione di competenze sappiamo ora con chiarezza “chi fa che cosa” in termini di anticorruzione e trasparenza». Per il resto, il ministro fa riferimento ad altre importanti riforme che vedranno la luce nei prossimi mesi. Aspettiamo di vedere cosa saprà proporre l’esecutivo, intanto ci teniamo l’allarme di Squitieri.