Come ogni estate, il caldo entra nelle carceri italiane, ad aggravare le già difficili condizioni che riguardano molti istituti di detenzione.

In un sistema già pieno di problemi e di eventi drammatici, le temperature estreme dei mesi estivi mettono in risalto le pessime condizioni in cui versano diverse strutture. «Ad esempio – si legge in un report pubblicato dall’associazione Antigone – l’aria che filtra dalle finestre è poca per via delle schermature che, dalle rilevazioni dell’osservatorio di Antigone, sono presenti nel 50 per cento dei casi. A questo si può aggiungere che, durante la notte, in diversi istituti viene chiuso anche il blindo, una pesante porta di ferro all’ingresso della cella, che di fatto costituisce un muro per l’aria. Negli istituti visitati dall’osservatorio di Antigone quest’anno, nel 50 per cento dei casi c’erano celle senza doccia, nonostante il regolamento penitenziario del 2000 preveda la loro presenza obbligatoria a partire dal 2005. Questo significa non poter cercare refrigerio in questo modo. I frigoriferi nelle celle sono presenti solo in pochissimi casi, molti istituti non hanno nemmeno il frigorifero di sezione, quindi anche l’acqua fresca non è sempre a disposizione. Alcuni istituti hanno poi problemi di approvvigionamento di acqua. Ogni anno Antigone riceve segnalazioni di carceri dove i detenuti per lavarsi utilizzano l’acqua confezionata».

In diverse strutture ci sono state manifestazioni di protesta contro queste condizioni di detenzione, che si sommano ai tanti problemi ormai cronici, come il sovraffollamento (legato allo scarso ricorso alle misure alternative alla detenzione), la mancanza di personale, ecc.

Non è un caso che l’estate sia un periodo di picco nel conteggio dei suicidi e degli atti di autolesionismo in carcere. Il 2023 per il momento fa registrare un leggero calo degli episodi rispetto al 2022, che però ha rappresentato un anno particolarmente tragico, ed è quindi un bene che i livelli siano scesi, seppure leggermente. «Nel 2022 si sono tolte la vita in carcere ben 85 persone – scrive Antigone –. Nel corso delle nostre visite di quest’anno non è apparsa evidente l’adozione di contromisure adeguate alla gravità di questa emergenza, e ad oggi i suicidi in carcere ci risultano essere 42, un numero molto vicino a quello che si registrava l’anno scorso a questa data (50), anche se bisogna prendere atto di un leggero calo. Ed un leggero calo si riscontra anche nel numero degli autolesionismi da noi registrati durante le visite. Erano in media 18 ogni 100 persone detenute nel primo semestre del 2022, mentre nelle visite fatte fino ad oggi nel 2023 risultano essere in media 15,2».

Il tasso di sovraffollamento è invece in rialzo rispetto al 2022, e questo costituisce un problema ancora più grave nei periodi più caldi dell’anno. Peraltro il tasso ufficiale di sovraffollamento, salito al 112.6% dal 108% dello scorso anno, non racconta una storia completa. Come ha fatto notare Antigone, infatti, molti dei posti che vengono conteggiati come disponibili in realtà non lo sono, magari per lavori di manutenzione che in alcuni casi proseguono da anni. «L’esempio più eclatante è forse quello di Arezzo, in cui gran parte dell’istituto è chiuso da almeno 15 anni, ma i cui posti detentivi da allora vengono sempre inclusi nella capienza regolamentare del nostro sistema penitenziario». Secondo le stime dell’associazione è probabile che il tasso di sovraffollamento reale sia intorno al 121%, con circa 10 mila persone detenute oltre la capienza regolare. Ovviamente però la realtà non è una media, e se è vero che ci sono istituti che si fermano al di sotto di quel valore, ci sono realtà in cui il dato è ben più alto, come per esempio a Varese, dove si arriva al 177,4%.

(Foto di Iliya Media su Unsplash)

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