«L’anno duemilaventidue del mese di agosto del giorno diciassette nel proprio ufficio, […] Dato atto che è necessario provvedere alla ricerca idrica con metodo sensitivo agricolo al fine da avere nuovi approvvigionamenti idrici dato il periodo di siccità», il responsabile dell’area tecnica del Comune di Bajardo (Imperia) ha deciso di mettere sotto contratto un rabdomante. Non avete letto male, si tratta proprio di uno di quei personaggi di un’era che (credevamo) passata, che si aggirano per i campi con un bastone a forma di Y indicando dove scavare per trovare fonti d’acqua. Nella fattispecie, per la precisione, il professionista in questione ha sostituito il bastone con un pendolo perché, sostiene, ormai è andato “oltre” la rabdomanzia. «Uso un pendolo che mi dice tutto – ha raccontato al Foglio –: dove è l’acqua, quanta ce n’è, quanto a fondo si trova. Io faccio la domanda: quanta ce n’è in questa faglia? 500 litri, mille, tremila? Finché il pendolo gira vado avanti, poi si ferma». Pare che una delle sue prossime destinazioni sarà la residenza di Portofino di Silvio Berlusconi, dove è stato convocato per prestare la sua opera. La sottile differenza è che nel secondo caso è un privato ad affidarsi a tale miracoloso contributo, mentre nel primo si tratta di risorse pubbliche (per quanto irrisorie: si parla di 300 euro più Iva per questa consulenza).

Colpisce leggere notizie simili a pochi giorni di distanza dalla morte del compianto Piero Angela, che ha avvicinato a concetti e nozioni scientifiche generazioni di italiani con le sue trasmissioni televisive e radiofoniche e i suoi libri. È una peculiarità tutta italiana quella di sapersi raccogliere con sincero affetto attorno a un grande della divulgazione scientifica e al contempo credere, con la stessa sincerità, al santone di turno. Viene da chiedersi se ce lo siamo meritato, Piero Angela, o se invece aveva ragione Nanni Moretti quando nel suo Ecce Bombo si chiedeva: “Ma che siamo, in un film di Alberto Sordi?”.

Ma, come sempre, è proprio Piero Angela a spiegare meglio di tutti il fenomeno, con il consueto stile chiaro e misurato: «I miei libri si vendono bene e le mie trasmissioni sono seguite, ma l’impressione è che siamo ancora lontani, nel nostro Paese, dal giusto clima culturale. È sempre viva la polemica antiscientifica e siamo costretti a lottare continuamente contro le spinte irrazionali che serpeggiano nella società, pericolose perché danno ai giovani la sensazione che il destino dipenda dalle stelle e non dall’uomo e dal suo operare».

Queste considerazioni sono state rilasciate da Angela in un’intervista del dicembre 1980, quarantadue anni fa. Eppure descrivono perfettamente il clima italiano di oggi: basti pensare agli ultimi due anni di pandemia per farsi venire in mente qualche esempio.

In queste settimane si moltiplicano le richieste di scienziati che chiedono ai giornali e alla politica di occuparsi di più e meglio della crisi climatica. Speriamo vengano ascoltati. I motivi per sperare ci sono, perché la comunità dei divulgatori della scienza in Italia è ricca e vivace. Il problema è che non raggiunge il mezzo dove ancora buona parte della popolazione si informa e si crea un’opinione, ossia la televisione.

A guardare i talk show nei mesi scorsi sembrava appunto di trovarsi in un film di Alberto Sordi, dove stimati virologi avevano lo stesso spazio e credito di emeriti ciarlatani. Sui social media c’è una comunità di divulgatori con un discreto seguito, a cui sarebbe bene dare spazio anche su altri mezzi di comunicazione. Le trasmissioni televisive non le fa la politica, per fortuna, ma quest’ultima decide un buon numero di direttori e responsabili della radiotelevisione pubblica. Anche scegliendo le persone giuste di costruisce un’Italia più simile a quella che tutti vorremmo.

(Foto di Hilary Halliwell)

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