Magari il mondo finirà oggi e questo post non lo leggerà nessuno. Magari invece i Maya (e chi ha provato a interpretarne maldestramente i messaggi) si sono sbagliati tutto continuerà esattamente come prima. A pensare alla fine del mondo tutto appare più globale, i confini e le lotte di quartiere perdono rilevanza. Un po’ come quando in aereo ci si libra in volo, e il territorio che si è abituati a vivere metro per metro si confonde, restano solo le macro differenze: dove finisce una città, dove ne inizia un’altra, dove sta piovendo e dove no. Di certo uno sguardo più ampio aiuterebbe ad abbattere anche certe distinzioni, come quelle legate alla cittadinanza, ai diritti garantiti e negati alle persone solo perché si sono spostate da un continente all’altro. Cioè, sempre pensando al mondo nel suo complesso, alcuni microscopici puntini che lentamente e con fatica hanno fatto il giro del pianeta per trovare condizioni migliori, e vivere assieme ad altri microscopici puntini. Detta così sembra una questione lillipuziana, e invece basta usare la lente d’ingrandimento per vedere gli enormi problemi che si nascondono sotto la superficie. Riportiamo qui di seguito la lettera di Amir, che si rivolge al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per sollevare la questione del riconoscimento del diritto di cittadinanza alle seconde generazioni. In questa pagina anche il video del suo pezzo “Caro Presidente”.

 

Caro Presidente,
mi chiamo Amir e sono un rapper che più volte nelle sue canzoni ha dato voce ai ragazzi di seconda generazione.

Nonostante io abbia la cittadinanza da sempre (mia madre è italiana), molte volte sono stato considerato uno straniero per via delle mie origini egiziane. Il problema oltre ad essere legislativo è culturale, dovrebbe cambiare la percezione di come è fatto un italiano nel 2012: non è necessariamente “bianco” ma può essere di carnagione scura, avere occhi a mandorla, avere capelli afro.

Di fatto però non sono cittadini italiani i nati in Italia da genitori di origine straniera. È cittadino solo chi è nato da italiani, mentre il bambino che nasce in Italia da due stranieri viene iscritto all’anagrafe come straniero. I bambini e i ragazzi che vivono questa situazione sono oltre mezzo milione in Italia.

Vorrei chiederle, Presidente Giorgio Napolitano, di porre questa questione durante il suo discorso di fine anno a reti unificate, sollecitando la politica a mettere questo tema tra le priorità da risolvere nel 2013.

L’identità di questi ragazzi non viene fatta corrispondere con la loro identità giuridica. Per lingua, cultura, abitudini, sono italiani, ma possono diventarlo a tutti gli effetti solamente a 18 anni, e fino a quel giorno devono vivere in Italia con il permesso di soggiorno, diversamente da quanto accade in altri paesi dove è lo ius soli a contare, come negli Usa, in Canada e in altri paesi europei.

È evidente che c’è un gap tra lo status giuridico e l’identità personale: un’intera generazione cresce e rischia di restare straniera nel paese che sente proprio, in cui è nata, si è formata, e nel quale intende restare per sempre.

So che lei è molto sensibile al tema e durante il discorso di fine anno tutto il paese la ascolterà per capire cosa ci aspetterà nel 2013. Per questo le chiedo di usare questa occasione per ribadire la sua convinzione che tutti coloro che nascono in Italia debbano essere considerati italiani affinché il 2012 possa essere l’ultimo anno in cui questo diritto non venga riconosciuto.

Grazie,
Amir