I media italiani «si occupano poco di Africa e quando lo fanno tendono a rafforzare miti e stereotipi sul continente africano; generalizzazioni su paesi e gruppi di persone finalizzate alla semplificazione della realtà finiscono per impedire la comprensione delle differenze». Questa, in estrema sintesi, la conclusione dello studio finanziato da Amref Health Africa in Italia e realizzato dall’Osservatorio di Pavia. La ricerca ha monitorato una serie di prodotti giornalistici e audiovisivi nel corso dei primi sei mesi del 2019. Tra i media analizzati anche 30 episodi di serie televisive, di diverso genere ma accomunate dal fatto di rappresentare in qualche modo aspetti dell’Africa. Per quanto riguarda i programmi d’informazione, ne sono stati analizzati 65. All’interno di tale campione, «I riferimenti all’Africa o agli africani sono stati 2.290 […] Tuttavia, il 76 per cento di questi riferimenti sono di fatto riconducibili all’Italia, essenzialmente ai migranti africani e al tema immigrazione, mentre soltanto il restante 24 per cento (538) è riconducibile all’Africa. […] Escludendo il tema immigrazione, l’Africa rimane poco visibile nei media italiani». A conferma del fatto che l’immigrazione è il motivo principale per cui i programmi d’informazione italiani si occupano di Africa c’è un altro dato, quello sul paese più citato: «Osservando la distribuzione di attenzione per singoli paesi africani, quasi la metà (44 per cento) delle 538 notizie sul continente africano si riferisce a un solo paese: la Libia. Paesi del Corno d’Africa, come Somalia e Eritrea, restano in un sostanziale oblio, altri paesi dell’Africa Occidentale, Meridionale e Centrale sono completamente invisibili».
Instabilità ed esplorazione
Con alcune rare eccezioni, l’immaginario mediatico legato all’Africa resta diviso tra l’instabilità politica (Nord Africa) e l’esplorazione turistica (Africa Subsahariana). Rubriche informative, documentari e talk show si concentrano sugli stereotipi del “continente senza tempo” e della mancanza di progresso. Povertà e assenza di una visione del futuro abbondano soprattutto nell’ambito dell’informazione. I programmi naturalistici si concentrano invece spesso sui miti della tradizione, il fascino dell’esotico, le tradizioni/cerimonie/rituali. I talk show sono il luogo in cui l’Africa diventa un posto omogeneo e piatto, da cui sparisce la profondità storica e la popolazione viene raccontata attraverso miti e stereotipi, eliminando ogni traccia di complessità.
L’Africa nei telegiornali
Per quanto riguarda i notiziari seguiti nello studio (cioè tutte le edizioni prime time dei telegiornali di Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La 7, RaiNews24 e SkyTG24), mostra che l’Africa in sé è un argomento molto marginale. «La copertura dell’Africa nei telegiornali di prima serata delle 7 reti generaliste Rai, Mediaset e La 7 negli ultimi 8 anni (dal 2012 al 2019) è in media l’1,7 per cento di tutte le notizie. Nel primo semestre del 2019, l’attenzione all’Africa nelle 9 reti monitorate raggiunge il 2,4 per cento, pari a 695 servizi». Spesso si parla di Africa solo su temi che hanno un diretto legame con l’Italia. Tra questi spicca l’immigrazione, che riguarda i due terzi dei servizi realizzati. Per provare a spingere verso una copertura dei temi africani più ampia e accurata, Amref Italia e Carta di Roma hanno redatto tempo fa un decalogo che contiene precisazioni e smentisce alcuni luoghi comuni in proposito. «Se è vero – si legge nelle conclusioni del rapporto – che solo attraverso una più approfondita conoscenza reciproca ci libereremo dagli stereotipi, è solo dalla narrazione delle storie, quelle vere, di ogni giorno, che riusciremo ad affrancarci dall’indistinta percezione di una massa in avvicinamento, un “blob” senza contorni, e a raccontare gli africani per come sono veramente, nelle loro specificità, senza cliché che ne deprimano o edulcorino, a seconda dei casi, la rappresentazione».