Con una mossa che ha suscitato notevoli polemiche, Meta, la società madre di Facebook, Instagram e Threads, ha annunciato che abbandonerà il suo programma di fact-checking negli Stati Uniti. Secondo un articolo uscito su The Conversation, questa decisione segna un significativo allontanamento dagli sforzi per combattere la diffusione della disinformazione online sulle sue piattaforme.

Il presidente e amministratore delegato di Meta, Mark Zuckerberg, ha dichiarato che il sistema di fact-checking che a breve sarà smantellato ha portato a “troppa censura” e che l’azienda sta tornando alle sue “radici sulla libera espressione”. Invece di affidarsi a fact-checker professionisti, Meta adotterà ora un modello di “note della comunità”, in cui gli utenti dei social media aggiungono informazioni di contesto ai post. Questo modello, simile a quello utilizzato da X (ex Twitter), è attualmente sotto inchiesta da parte dell’Unione Europea per la sua efficacia.

La decisione di abbandonare i fact-checker indipendenti è vista con allarme da molti, in particolare da coloro che si preoccupano dell’integrità delle informazioni online. The Conversation spiega che il programma di fact-checking di Meta, iniziato nel 2016, era stato progettato per valutare la validità dei contenuti pubblicati sulle sue piattaforme e per apporre etichette di avvertimento ai contenuti ritenuti inesatti. Secondo The Conversation, questo programma è stato utile agli sforzi globali per combattere la disinformazione e ha fornito sostegno finanziario a circa 90 organizzazioni di fact-checking in tutto il mondo.

Angie Drobnic Holan, responsabile dell’International Fact-Checking Network, contesta l’affermazione di Zuckerberg secondo cui il programma di fact-checking sarebbe una forma di censura, affermando che i fact-checkers aggiungono informazioni e contesto alle affermazioni controverse e “smontano le bufale”. The Conversation sottolinea inoltre che numerosi studi abbiano dimostrato che le avvertenze sui contenuti rallentano la diffusione della disinformazione. Nonostante questi sforzi, Meta ha deciso di abbandonare questo approccio. Secondo The Conversation, il ritiro di questi finanziamenti potrebbe ostacolare gli sforzi dei fact-checkers per contrastare la disinformazione, in particolare da parte di attori come la Russia, che stanno creando le proprie reti di fact-checking basate su valori nazionali.

Il Guardian riporta che la whistleblower Frances Haugen ha espresso preoccupazione per l’impatto sugli standard di sicurezza di Facebook, in particolare nel Sud del mondo, citando il ruolo di Facebook nella diffusione di discorsi di odio contro i musulmani Rohingya in Myanmar. Altre conseguenze di questa mossa potrebbero essere un aumento dei contenuti tossici e la possibilità per i gruppi di estrema destra di coordinare più facilmente le attività. Maria Ressa, premio Nobel per la pace, ha dichiarato che i cambiamenti comportano “tempi estremamente pericolosi” per il giornalismo, la democrazia e gli utenti dei social media.

Secondo il Guardian, il comitato di supervisione di Meta rivedrà le modifiche alla politica di moderazione dei contenuti. Un co-presidente del comitato ha ammesso che ci sono “enormi problemi” con gli annunci di Zuckerberg e ha espresso preoccupazione per i diritti delle persone LGBTQ+ e trans e per potenziali pericoli nella vita reale. Meta continuerà a rimuovere i contenuti illegali, come lo sfruttamento dei minori e il materiale legato alla droga, ma rimane impegnata a ripristinare la “libera espressione”.

(Immagine da freepik)

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