Con la ripresa delle lezioni in presenza, si riaprono i noti problemi relativi all’inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità. In un articolo su Redattore Sociale compaiono alcune dichiarazioni molto perentorie rilasciate dal presidente nazionale di Anffas, Roberto Speziale: «Nonostante tutte le rassicurazioni avute nei mesi scorsi da parte del Ministero dell’istruzione, la situazione degli studenti con disabilità risulta drammaticamente simile a quella degli anni precedenti. Il ministero aveva dato precise indicazioni ai dirigenti scolastici di approntare tutto quanto necessario affinché fin dal primo giorno di scuola venissero garantiti tutti i sostegni ed accorgimenti per garantire il diritto all’inclusione scolastica dei circa 280 mila alunni e studenti con disabilità».
Il tema dell’inclusione scolastica non è certo nuovo, ma di certo la pandemia ha rappresentato un grande sconvolgimento nei percorsi che faticosamente si stava cercando portare avanti. A complicare il quadro è arrivata, il 14 settembre, una sentenza de Tar del Lazio che annullava il decreto ministeriale che stabiliva i parametri di compilazione del nuovo Piano educativo individualizzato (Pei). Quest’ultimo è lo strumento «con cui il consiglio di classe disegna un percorso didattico inclusivo per gli alunni con disabilità. Il documento fissa gli obiettivi e le attività che si faranno durante l’anno scolastico, e costruisce un tessuto di collaborazione tra scuola e famiglia».
L’annullamento ha quindi comportato un brusco cambiamento per gli istituti, che si preparavano a redigere i nuovi Pei recependo le indicazioni contenute nel decreto.
Tra i problemi portati dalla sentenza del Tar, sottolinea ancora Speziale, c’è l’esclusione della «facoltà di predisposizione di un orario ridotto di frequenza alle lezioni, in assenza di possibilità di recuperare le ore perdute per terapie e/o prestazioni di natura sanitaria. E questo, per alcune famiglie, può risultare problematico: per esempio, un ragazzo con disturbi nello spettro autistico che necessiti ad un certo punto di un momento di decompressione a fronte di una crisi dovrà sempre rimanere in classe o potrà per qualche minuto essere in un luogo più tranquillo?».
Inoltre, sottolinea ancora Speziale, a questi problemi si aggiungono «le misure legate all’emergenza Covid e in molti casi a un clima scarsamente collaborativo con le famiglie, che vedono ridotti o negati i diritti dei loro figli con disabilità e spesso neppure ottengono risposta alle loro giuste richieste da parte delle istituzioni scolastiche».
Anche Fish, federazione che si occupa di disabilità, porta l’attenzione sui problemi legati all’inclusione scolastica, facendo però notare che la sentenza del Tar non rappresenta di per sé un ostacolo all’organizzazione dei servizi per gli studenti con disabilità: «I Pei – si legge sul sito di Fish – vanno elaborati e redatti entro il 31 ottobre e verificati alla fine dell’anno scolastico, ossia la fine di giugno. Allo stesso tempo, devono essere soggetti a verifiche periodiche durante l’anno. “Tali scadenze sono previste dal decreto legislativo 66/2017, non nel decreto ministeriale 182 che ora è stato annullato dal Tar Lazio”, ha precisato Vincenzo Falabella, presidente della Fish. «È logico che la sentenza del Tar del Lazio ha provocato un grave disorientamento nel mondo della scuola, poiché l’impegno profuso dal Ministero per la formulazione dei nuovi Pei da adottare da quest’anno è stato notevole con webinar e numerose faq di chiarimenti forniti agli istituti scolastici; dunque, c’era stata di certo una ampia consultazione tra le associazioni e le scuole circa le modalità di inclusione degli alunni con disabilità».
Falabella invita a guardare con ottimismo all’anno scolastico appena cominciato: «Siamo fiduciosi – ha detto –. Perché nonostante quest’anno si sarebbero dovuti iniziare ad usare i nuovi modelli di Pei, oggi annullati, questo non determina automaticamente che non si possa, così come da decenni avviene, procedere in ogni caso alla redazione di un piano personalizzato per ciascun alunno con disabilità, anche senza le nuove indicazioni modellate da parte del decreto».
L’auspicio di Falabella, che vale per l’inclusione scolastica così come per molti altri temi e problemi italiani, è di mettere fine «una volta per tutte ai provvedimenti di tipo emergenziale. Cioè a quella cultura normativa che prevede di mettere una toppa, una pezza, che poi si rivela in certi casi peggiore del buco. Perché il nodo fondamentale è la mancata formazione, a monte, di tutti i docenti, sulla didattica inclusiva».
(Foto di Agence Olloweb su Unsplash )
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