di Federico Caruso

Secondo lo studio di un gruppo di ricercatori argentino, le app che ricordano ai pazienti di prendere i farmaci hanno un impatto positivo sulla percentuale di adesione alle prescrizioni mediche. Uno dei problemi dell’efficacia delle cure, è infatti che spesso i pazienti non seguono con costanza le indicazioni del medico. Questa condotta, oltre a rendere inefficaci le cure, può talvolta peggiorare la situazione, aumentando per esempio la resistenza di un virus a un farmaco. Tali deviazioni rispetto alle prescrizioni hanno anche un costo sociale visto che, se le persone non si curano come dovrebbero, aumentano le probabilità di ricadute (o di non guarigione), e quindi più facilmente saranno costrette a fare nuove visite, esami, ricoveri, ecc. Nel caso dell’HIV, per esempio, secondo un articolo scientifico che ha analizzato diversi studi sull’argomento, la percentuale di osservanza delle cure oscilla tra il 27 e l’80 per cento. Come rileva il Post citando un report dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), «Tra i pazienti che soffrono d’asma, nei paesi sviluppati la compliance è del 28 per cento e la stessa percentuale è in Europa quella dei pazienti con diabete di tipo 2 che raggiungono un buon livello di controllo glicemico. Negli Stati Uniti i pazienti con questa malattia che seguono completamente le cure non sono più del 2 per cento».

Come si è svolto lo studio

Lo studio realizzato dai ricercatori argentini ha riguardato un gruppo  di 90 pazienti che avevano sofferto di sindrome coronarica acuta che aveva richiesto il ricovero in ospedale. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi. Il primo era tenuto a installare una app sul proprio telefono, che li avvisava quotidianamente rispetto alle prescrizioni. Il secondo ha invece ricevuto le classiche indicazioni a voce e per iscritto. L’età media del campione considerato era di circa 63 anni (con un massimo di 73 e un minimo di 53 anni), il 75,6 per cento dei quali uomini. Nell’ipotesi di partenza dei ricercatori, si legge su Medical Life Sciences, la app avrebbe potuto portare un aumento dell’aderenza alle cure del 30 per cento. La realtà è andata ben oltre. Alla fine del periodo di osservazione di 90 giorni, il 64,7 per cento dei pazienti dotati di app stava rispettando il percorso di cura, mentre nell’altro gruppo la percentuale si fermava al 20,5 per cento.

Il rapporto medico-paziente

Oltre a ricevere le notifiche, la app permetteva ai pazienti di avere una maggiore conoscenza del perché erano state prescritte loro quelle medicine e potevano restare in contatto col proprio medico. Una volta presa la pillola, infatti, il paziente lo segnalava nella app e l’informazione arrivava al suo medico. Il problema va quindi oltre l’impiego di mezzi tecnologici, e riguarda anche aspetti legati al rapporto medico-paziente. Nei casi di attacco cardiaco, le medicine vengono prescritte al fine di evitare il ripetersi dell’evento. Ma un paziente su quattro, in media, salta almeno una pastiglia nei primi 30 giorni dopo essere stato dimesso dall’ospedale. Non c’è al momento alcuna strategia efficace e sostenibile economicamente per evitare questo problema, e quindi l’esperimento segna una strada promettente. Un’altra tecnologia emergente che riguarda l’osservanza delle prescrizioni mediche è la cosiddetta pillola digitale, alla quale il progetto europeo Panelfit ha dedicato un podcast che si può ascoltare qui.

(Foto di Laurynas Mereckas su Unsplash)