Sul sito del mensile Vita le motivazioni di un appello per la nomina di un viceministro per la Cooperazione.
È stata solo una parentesi, quella in cui la cooperazione internazionale ha potuto contare su un ministero ad hoc, incarnato da Andrea Riccardi nel governo Monti. Si torna all’antico, si torna a stare sotto il “cappello” del ministero degli Esteri. Le ong del Cini – Coordinamento italiano delle ong internazionali – in una lettera aperta chiedono al Governo che «sia nominato un Vice Ministro per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo. Le ong del Cini si rivolgono al Presidente del Consiglio Letta e al Ministro degli Esteri Bonino, auspicando che condividano e vogliano sostenere il percorso virtuoso iniziato nella precedente legislatura per il rilancio e la riforma della cooperazione. Le ong del Cini chiedono che ciò sia concretizzato realizzando i 10 punti dell’Appello delle ONG intitolato “La Cooperazione internazionale allo sviluppo tessuto connettivo della comunità globale” ed, in particolare, ribadiscono la richiesta della nomina di un Vice-Ministro dedicato alla Cooperazione, con una delega piena ed ampia».
Come sottolinea Sergio Marelli nel suo blog su Vita.it «con il Governo Letta, si torna all’assetto più tradizionale per il nostro Paese per il quale la cooperazione internazionale viene incorporata al Ministero degli Affari Esteri. Contrariamente a molti altri paesi UE che da sempre hanno un vero e proprio Ministero competente per la cooperazione, infatti, in Italia sin dalle sue origini a metà degli anni ’60, la cooperazione allo sviluppo è sempre stata di competenza della Farnesina».
Secondo Marelli, la nomina del viceministro sarà davvero efficace se si completerà «con due clausole determinanti per la sua efficacia: quella che il/la vice ministro partecipi di diritto alle riunioni del Consiglio dei ministri, e che sia individuato tra i componenti di un partito “di peso”. Solo così, infatti, si potrà recuperare quello svantaggio insito nella mancanza di un Ministro o di un Ministero dedicato al quella che da sempre resta una delle competenze più deboli della politica estera del nostro Paese».
Di tenore simile la presa di posizione di un’altra sigla delle ong italiane, l’Aoi: «Vogliamo ribadire con determinazione l’importanza di un viceministro che abbia la delega alla cooperazione internazionale, che partecipi al Consiglio dei ministri e che presieda il tavolo interistituzionale, luogo di concertazione del sistema-Italia sulla cooperazione internazionale stessa» ha dichiarato Gianfranco Cattai, presidente di Aoi. «Conseguenza di tutto questo è la necessaria riforma della legge 49/87». Secondo Aoi, Emma Bonino, «ha necessaria autorevolezza e giuste competenze derivate dai pregressi incarichi istituzionali per ribadire il protagonismo della politica estera italiana nel contesto europeo,a partire dalle questioni ed emergenze aperte in Medioriente e dal dialogo con le nuove democrazie del mediterraneo».