Qualche giorno fa sono stati diffusi dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) i dati sul morbillo nei primi tre mesi del 2019. Le notizie non sono buone: il numero di casi riportati è salito del 300 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018, e conferma il trend in crescita per il terzo anno consecutivo.

La geografia della diffusione

Si tratta di dati non definitivi, ma neanche questa è una buona notizia. Le cifre ufficiali, spiega l’Oms, saranno disponibili a luglio, e si stima siano molto più alte di quelle riportate fin qui. Queste ultime potrebbero addirittura essere solo un decimo del totale, il che cambierebbe decisamente i contorni della questione. Fatta questa premessa, si ha notizia di 112.163 casi di morbillo distribuiti in 170 paesi nel mondo per il primo trimestre 2019. L’anno scorso, nello stesso periodo, erano stati riportati solo 28.124 casi in 163 paesi. Si tratta di un aumento del 300 per cento circa (in altre parole i casi sono quadruplicati) a livello globale. L’Africa è il continente che ha fatto registrare l’aumento maggiore (700 per cento), a cui seguono l’Europa (300 per cento), le Americhe (60 per cento), la regione a est del Mediterraneo (100 per cento) e il Sudest asiatico-Pacifico dell’Ovest (40 per cento). I paesi in cui si può parlare di vera e propria esplosione dei casi sono in aree con gravi problemi di garanzia di livelli sanitari adeguati e uguali per tutti, o comunque politicamente instabili: Repubblica democratica del Congo, Etiopia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Madagascar, Myanmar, Filippine, Sudan, Tailandia e Ucraina. In questi paesi si stanno verificando anche molte morti legate al morbillo, soprattutto tra i bambini.

Vittime dello scetticismo

Come si sa da tempo, anche tra i paesi più sviluppati sta diminuendo il livello di copertura vaccinale, forse anche a causa delle campagne di disinformazione sull’argomento. L’Oms cita alcuni paesi in cui la copertura è tradizionalmente molto alta, ma che hanno registrato un’impennata dei casi: Stati Uniti, Israele, Tailandia, Tunisia. Recentemente, per esempio, a New York è stato dichiarato lo stato di emergenza per un’epidemia scoppiata in un quartiere. Non si tratta di una zona particolarmente difficile a livello economico e sociale: pare che tra le cause dell’epidemia (gli articoli più recenti parlano di 329 casi rilevati in pochi giorni) ci siano i cosiddetti “measles party”, ossia le feste in cui si fanno incontrare bambini sani e bambini ammalati in modo che i primi possano essere contagiati (e quindi sviluppare gli anticorpi alla malattia). Una pratica pericolosa e sconsiglata, con rischi molto maggiori rispetto a quelli quasi inesistenti della vaccinazione.

L’immunità di gregge

Secondo la comunità scientifica, la cosiddetta immunità di gregge si ottiene quando il 95 per cento della popolazione è vaccinata contro una certa patologia (soprattutto se altamente infettiva come il morbillo). Per immunità di gregge si intende una forma di immunizzazione “indiretta” per cui l’alto livello di copertura vaccinale generale arriva a proteggere anche chi, per motivi di salute, non si è potuto vaccinare. Dopo anni di aumento costante della percentuale di persone vaccinate contro il morbillo nel mondo, il livello si è assestato intorno all’85 per cento per la prima somministrazione, una soglia che l’Oms definisce rischiosa per molte persone in diverse comunità. La percentuale relativa alla seconda somministrazione, per quanto in aumento, è ferma al 67 per cento. Il morbillo è una delle malattie più contagiose, e i suoi effetti comportano uno sfogo cutaneo, tosse, raffreddore e febbre fino a 40°C.  Può però portare ad altre complicazioni, come la polmonite e l’encefalite. Si calcola che nel 2017 abbia causato la morte di 110mila persone nel mondo.

Le informazioni contenute in questo articolo non costituiscono consigli medici. È sempre opportuno consultare il proprio medico di base per qualsiasi chiarimento in merito alla propria salute.

(Foto di Hyttalo Souza su Unsplash)