Diventare madri è ancora una scelta che penalizza le donne in termini di occupazione e partecipazione alla vita pubblica in Italia, dove le politiche per la natalità continuano a essere basate sull’idea della famiglia tradizionale e sui pregiudizi legati al genere. L’editoriale di Barbara Leda Kenny su InGenere.
“Ragazze, studiate!”. Potrebbe essere la prima cosa da dire dopo aver letto il rapporto Le equilibriste, la maternità in Italia 2024, a cura di Alessandra Minello e pubblicato da Save the Children, che racconta la situazione delle madri nel nostro paese.
Anno dopo anno, la ricerca porta alla luce quanto, per le donne italiane, quella di avere un figlio o una figlia sia una scelta penalizzante in termini di occupazione. Pesano i ruoli e le aspettative di genere, e le idee su cosa significhi essere madre.
Specialmente nel Mezzogiorno, dove si riscontra che più della metà delle donne con figli è inattiva – quindi non lavora e non cerca lavoro –, con un picco del 62,3% tra le giovani di età compresa fra i 25 e i 34 anni che hanno almeno un figlio o una figlia, e dove lo stato è meno presente con infrastrutture e servizi. A dimostrazione che la cura è un fortissimo inibente dell’autonomia economica.
Fanno eccezione le laureate: nel 2023, erano occupate il 79% delle donne tra i 20 e i 64 anni con un diploma universitario e solo il 36,6% per cento di quelle senza istruzione secondaria. Tra le laureate, anche se nel tasso di occupazione rimane una distanza rispetto agli uomini, lavora di più chi ha figli, proprio come succede per gli uomini, e al contrario di ciò che avviene per le donne diplomate o con la licenza media.
Il problema delle madri (e più in generale delle donne in Italia) non è solo l’occupazione in sé, ma anche la qualità dell’occupazione. Basti pensare che le donne che non diventano madri guadagnano il 40% più di quelle che hanno figli o figlie (come sottolineano le autrici, anche a distanza di 15 anni dal parto); per non parlare degli uomini che, con o senza figli, comunque guadagnano più delle donne.
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(Foto di Alexander Dummer su Unsplash)
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