Tra le debolezze umane c’è quella di volere avere sempre ragione. Fate caso alla vostra esperienza personale: quando vi imbarcate in una discussione, a spostare l’equilibrio sono più spesso argomentazioni fondate e convincenti o la voglia, il bisogno dei contendenti di arrivare a fare prevalere le proprie ragioni sugli altri? Vale per le conversazioni così come per contesti anche molto più semplici. Quando state guidando e qualcuno vi taglia la strada, d’istinto probabilmente suonerete il clacson. Ma se riusciste a scorgere al di là del finestrino cosa sta facendo l’altro guidatore, vi accorgereste che vi sta mandando a quel paese! Eppure è nel torto, dovrebbe anzi scusarsi per la manovra. Certo capita anche questo, ovvio, ma l’insulto è decisamente più frequente. Oppure potete provare, quando siete in bicicletta, a suonare il campanello all’indirizzo di coloro che passeggiano tranquilli sulla pista ciclabile. Si scanseranno, ma un’occhiataccia ve la lanceranno comunque, e magari scapperà loro anche una parolina poco gentile, magari detta tra i denti (non essendoci il finestrino a schermare i suoni). Se poi il confronto coinvolge più attori, ecco che immediatamente si formano le “squadre” e le tifoserie. Anche in questo caso, non sono tanto i dati oggettivi e le argomentazioni a determinare gli schieramenti, quanto le relazioni che legano i presenti. Accade nelle conversazioni, così come negli esempi urbani che facevamo prima. Se il guidatore che vi ha tagliato la strada è in compagnia di un passeggero, probabilmente anche quest’ultimo vi manderà a quel paese.
Certo non vale sempre e non vale per tutti. Ma di certo è difficile la vita per coloro che accettano di non avere sempre ragione, o che non si schierano per affiliazione, ma cercano di mantenere un equilibrio tra la spinta emotiva e la necessità di far prevalere le argomentazioni, le regole. Potremmo dire che più che avere ragione, è importante avere ragionevolezza, buon senso. L’istinto a seguire l’emotività è difficile da domare, perché (checché ne dica certa letteratura economica) non siamo certo esseri razionali. Però, se non facciamo un minimo di filtro tra il sentire immediato e il ragionamento, diventeremo sempre più litigiosi, faziosi. Sempre più soli nel nostro volere disperatamente avere ragione sempre e in ogni costo, sempre più battaglieri nel sostenere la nostra “squadra” contro quella avversaria.
L’insulto è liberatorio, però ha un costo. Ogni volta che vi si cede quando non ce ne sarebbe bisogno, si sta scaricando sull’altro la propria frustrazione, la propria rabbia. Forse per un attimo ci si sentirà meglio, ma alla fine il bilancio dello scambio è di un aumento della tensione. Quanto è più conciliante e calmante (per entrambi) chiedere semplicemente scusa quando si sa di avere sbagliato? Allo stesso modo, durante una conversazione o un confronto, impuntarsi sulla propria posizione a tutti i costi non farà che aumentare la tensione, mettendo a rischio anche i rapporti. Forse invece è possibile (e più sano) mettere in discussione le proprie idee di partenza, e uscire diversi e arricchiti dal confronto.