Raccogliamo la segnalazione (e la preoccupazione) di alcuni nostri lettori in merito alla notizia secondo la quale i giorni di permesso concessi dalla legge per effettuare la donazione di sangue non sarebbero utili nel calcolo per determinare l’anzianità di servizio ai fini pensionistici. Purtroppo non si tratta di una delle tante “bufale” che girano su internet, pare proprio che per un cavillo contenuto nella riforma pensionistica varata dal precedente governo alcuni istituti, tra cui quello della donazione di sangue, siano stati esclusi dal conteggio. Riportiamo quanto scritto nella nota ufficiale pubblicata sul sito di Avis Nazionale: «La norma prevede, infatti, che sulle anzianità contributive maturate prima del 2012 sia applicata una riduzione pari all’1 per cento per ogni anno di anticipo nell’accesso al pensionamento rispetto all’età di 62 anni. Il taglio sale al 2 per cento per ogni ulteriore anno di anticipo rispetto ai 60 anni. Diversi istituti contrattuali, seppur coperti da contribuzione effettiva e utili ai fini pensionistici -come ad esempio congedo matrimoniale, permessi per Legge 104/1992, donazione sangue, permessi retribuiti per motivi familiari e lutto, diritto allo studio, sciopero e congedi parentali (ex maternità facoltativa)- sembrerebbero non utili al fine di determinare l’anzianità da prendere in considerazione per non far scattare le penalizzazioni previste».
L’associazione si è data una linea di principio che è ovviamente quella di lottare a tutti i livelli istituzionali al fine di presidiare quello che non può essere considerato un “privilegio”, ossia la giornata di riposo, bensì il risultato finale di un percorso di riconoscimento della donazione come gesto di solidarietà che porta con sé un’attenzione particolare verso la tutela della salute del donatore. Ci uniamo quindi alle parole del presidente di Avis Nazionale Vincenzo Saturni quando dice che «Penalizzando i donatori dal punto di vista pensionistico, non si riconosce il valore morale e solidale della donazione di sangue per il servizio sanitario nazionale, scoraggiando per l’immediato futuro la chiamata dei donatori (attuali e potenziali) e mettendo seriamente a rischio l’obiettivo dell’autosufficienza nazionale di sangue ed emocomponenti. E questo, semplicemente, non è accettabile».
Non è accettabile, concordiamo, l’ennesimo tentativo di compromettere un sistema, quello del sangue, che anzi avrebbe bisogno di essere rafforzato. Questa disposizione normativa si pone come un ostacolo tra chi ha bisogno di sangue per la propria salute e chi potenzialmente potrebbe donarlo. Un ostacolo che ci auguriamo superabile in breve tempo con un’azione tempestiva del governo e del parlamento, perché sappiamo bene quanto poco ci voglia perché una cattiva notizia (e relativo panico) si diffonda, e quanto sia difficile invece smentirla e ridare fiducia a chi l’aveva persa. Non si dona per la giornata di riposo e le associazioni che si occupano di sensibilizzazione verso il dono di sangue non fanno certo leva su quello per avvicinare nuovi soci. Ci piace pensare che sia sufficiente fare appello ai valori della solidarietà e dell’aiuto reciproco. Non per questo siamo disposti ad arretrare di un passo nella tutela della salute dei nostri donatori, quindi lotteremo in tutte le sedi ove sarà necessario per ottenere che questa ingiustizia sia riparata.