Lettera 12
Caro Roberto, i gay potranno donare il sangue solo dopo dieci anni di astinenza mentre milioni di eterosessuali – affezionati clienti delle prostitute – possono donare impunemente il sangue.
Margherita – Venezia

La missiva giunge al sito Dagospia il 14 aprile. Come forse saprete, il suddetto sito è un aggregatore di notizie, fondato dal giornalista Roberto D’Agostino, che basa i suoi contenuti su indiscrezioni e rapporti confidenziali. In una cornice da gossip strillato in maniera volutamente poco elegante, Dagospia ha saputo costruirsi negli anni una certa reputazione nel mondo dell’informazione, pubblicando veri e propri scoop in anticipo sui media più noti. Per intenderci, parliamo di un sito da 200mila visite al giorno. Quindi, altrettante persone potrebbero aver letto la lettera riportata in testa al post, rimanendone giustamente confusi -peraltro essa compare in una pagina che ospita altre mail ricevute dalla redazione, sugli argomenti più disparati e senza risposta da parte del direttore.

Cerchiamo di fare chiarezza, a beneficio di donatori, ex donatori, simpatizzanti e lettori in genere. L’omofobia non fa parte della nostra associazione. Ogni donatore, a prescindere dai suoi orientamenti sessuali, si assume la responsabilità di ciò che dichiara nel momento in cui si reca in un centro di raccolta per donare il sangue. Nel consenso informato, il modulo che si compila prima di ogni donazione, non ci sono domande in merito, e ciò indica che non è oggetto di interesse per l’associazione sapere se il donatore ha rapporti eterosessuali od omosessuali. Al contrario, si chiede espressamente se nella vita della persona ci sono stati rapporti non protetti, che potrebbero aver causato un’esposizione al rischio di un contagio di malattie veneree, aids ed epatiti. Non è detto infatti -e scusateci se sottolineiamo l’ovvio- che chi ha rapporti eterosessuali sia automaticamente immune a detti rischi, così come non è deterministico che il rapporto omosessuale produca la situazione opposta. L’educazione sessuale è una sola, e tutti sono tenuti a rispettare le stesse precauzioni e gli stessi accorgimenti nel momento in cui hanno un rapporto. Non va dimenticato, in ogni caso, che contestualmente a ogni donazione sono effettuati controlli di laboratorio su alcuni marcatori, che danno degli indizi su eventuali patologie che il donatore potrebbe aver contratto, e nel caso la sacca sarebbe immediatamente bloccata in attesa di ulteriori controlli. Questo tipo di meccanismi incrociati, assieme ai colloqui e alle visite periodiche con i responsabili sanitari delle unità di raccolta, mette al riparo da ogni rischio, e tiene alla larga dalla nostra associazione soggetti con comportamenti privati poco trasparenti.

Fare chiarezza su tali aspetti è particolarmente importante in questo momento, in cui il nostro Paese vive in un contesto di informazione sull’attualità condito di resoconti, tutti da verificare alla luce delle indagini in corso, su ricevimenti di importanti personaggi politici in cui il confine tra la cena galante, l’incontro di lavoro e la festa libertina non hanno contorni ben definiti. A livello sanitario, lo ribadiamo, ciò che conta è essere responsabili verso se stessi e verso gli altri. La restante parte dei controlli attiene al sistema di monitoraggio composto da visite, colloqui e controlli sul sangue. Ma la salute del donatore, e di conseguenza di chi riceve il sangue, poggia le sue basi su uno stile di vita responsabile.