Sabato 2 giugno, Festa della Repubblica, non è solo giornata di parate militari, ma è anche il BicItalia Day. Tempo permettendo, potrebbe infatti essere l’occasione per una belle scampagnata primaverile, o per una gita cicloturistica più organizzata. Da sempre il nostro Paese è meta di turisti ben attrezzati, decisi a godere delle bellezze paesaggistiche e artistiche percorrendo la penisola e le isole su due ruote, sospinti solo dalla forza delle proprie gambe. Ma anche da tanta buona volontà, perché l’Italia è in grave ritardo rispetto ad altri Stati europei (dal clima decisamente meno clemente del nostro) in fatto di itinerari ciclabili. Ed è per questo che esiste la Fiab, Federazione italiana amici della bicicletta, che da anni si impegna affinché dalla politica arrivi un impegno serio alla riqualificazione degli itinerari già presenti (sfruttando per esempio le vecchie linee ferroviarie in disuso) e alla realizzazione di nuovi percorsi dove questi mancano.

Ma Fiab è anche impegnata nella promozione dell’uso della bicicletta e organizza pedalate nella natura per chiunque voglia mettersi in sella. Ed è quello che succederà il 2 giugno con il BicItalia Day, quando le diverse sezioni locali proporranno itinerari di carattere storico-culturale-naturalistico. Lo spirito dell’iniziativa è chiarito nella pagina di BicItalia: «In attesa che anche nel nostro Paese si realizzi ufficialmente una rete ciclabile nazionale al pari di quelle che si trovano in Austria, Svizzera, Inghilterra, Olanda, Danimarca e molti altri paesi europei, la Fiab organizza ogni anno, di sua iniziativa, una giornata dedicata a BicItalia, ovvero alla rete che ufficialmente non esiste, ma che Fiab sta cercando di promuovere in tutto il territorio nazionale». L’elenco delle gite organizzate si può consultare a questo link e ce n’è per tutti: dalla scoperta delle dimore ducali di Parma al “Barocco Slow Coast Summer” di Ragusa, vera e propria kermesse iniziata il 26 maggio che culminerà con dei workshop di fotografia l’1 e 2 giugno. «Bicitalia serve per colmare il ritardo rispetto a numerosi Paesi europei -si legge sul sito Fiab– che hanno fatto della rete ciclabile nazionale un bellissimo biglietto da visita per la sostenibilità, la riqualificazione paesaggistica e lo sviluppo del turismo in bicicletta. A tal proposito basti pensare al volano, anche in termini economici ed occupazionali, rappresentato dal recupero dagli oltre 5mila chilometri di ferrovie dismesse».

Negli anni l’associazione ha tenuto sotto pressione la politica affinché prendesse impegni concreti, e in effetti qualche risultato c’è stato: i rapporti con regioni e province «stanno portando ad alcuni tangibili risultati sia in termini di pianificazione che di concreta realizzazione, basti pensare, a titolo di esempio, che dal prossimo autunno la regione Veneto, all’interno del progetto Rev, offrirà un network di itinerari ciclistici segnalati di oltre mille chilometri, la maggior parte dei quali coincidenti con la proposta Bicitalia. Ma sono molte le regioni che sulla base del nostro progetto hanno pianificato la propria rete regionale, a partire dalla Puglia per arrivare alla Lombardia e alla Toscana, passando per l’Umbria e il Friuli. Con i governi, nel passato, abbiamo provato a dialogare cercando di coinvolgere più ministeri, tuttavia le risposte sono state deboli e poco significative anche se, in alcuni casi, la qualità della nostra proposta è stata riconosciuta. Non a caso alla fine del 2012 il Ministero dell’ambiente ha finanziato un progetto di promozione della rete Bicitalia attraverso l’aggiornamento e il miglioramento del sito dedicato, la realizzazione di materiale cartaceo, l’organizzazione di specifiche iniziative sul territorio, oltre a un’attività di coordinamento nei confronti delle Regioni». Ma la spinta al cicloturismo è troppo importante perché sia messa da parte in favore di questioni più urgenti. Quello a pedali è un turismo lento, generalmente associato a comportamenti responsabili e a una fruizione sana e dall’impatto morbido sul nostro territorio. Se si vuole che l’Italia turistica sia un organismo vivo va innanzitutto collegato, altrimenti continuerà a ricordare un museo che custodisca opere inestimabili, ma di cui nessuno riesce a trovare l’ingresso.