di Federico Caruso

Il Bikram è uno degli stili di yoga più popolari e praticati degli ultimi decenni. Ma la figura del suo fondatore, l’indiano Bikram Choudhury, è piuttosto controversa. Per molti dei suoi studenti, egli è in grado di avere due volti: quello del maestro saggio e dolce, che chiede molto all’allievo ma gli dà in cambio un sapere inestimabile, e quello di un tiranno sadico, irriverente fino all’insulto, molesto e con manie di grandezza.

La sua storia è raccontata diffusamente in una serie di cinque podcast della serie 30 for 30, prodotta negli Stati Uniti da Espn. In essi si racconta di Choudhury, dalla decisione di lasciare l’India negli anni ’70, fino al suo ritorno nel 2016, che ha lasciato alle sue spalle una scia di storie controverse, tra cui processi in corso per abusi sessuali ed evasione fiscale. Uno dei crucci dei suoi allievi, o comunque di quelli che ne perseguono gli insegnamenti, è se sia possibile scindere il maestro dal metodo. A quanto pare, chiunque abbia avuto esperienza con il Bikram yoga se ne è detto entusiasta, per quanto impegnativo sia. Difficile però ignorare la figura di colui che l’ha battezzato, che incarna tale doppia figura, venerata ed esecrata.

Una session di Bikram yoga dura 90 minuti, prevede 26 posture e due esercizi di respirazione. Il tutto avviene in un ambiente dove la temperatura viene mantenuta a circa 40 gradi. Questo perché da un lato si vuole ricreare un ambiente più simile a quello di Calcutta, città di origine di Choudhury, dall’altro perché a una temperatura più alta i muscoli sono più disponibili ad allungarsi e torcersi, e inoltre il caldo rende molto più impegnativa la pratica, portando mente e corpo verso (e talvolta oltre) il limite di sopportazione. Come spiega il podcast, «per la prima metà della lezione si è impegnati in una serie di posizioni che si fanno in piedi: equilibrio, contorsioni, stretching, su due piedi o uno solo. Dopo 45 minuti sei già esausto e grondante sudore. Questo porta ad accogliere con gratitudine il momento in cui ci si sdraia per terra. Può sembrare un sollievo, ma restano altri 45 minuti di lavoro. Dopo un’ora e mezza di intenso impegno fisico, al caldo, subendo insulti, ascoltando storie e battute, finisce una lezione di Bikram yoga, e si ha il permesso di riposare sdraiati sul tappeto».

Un interessante paradosso del successo dell’impresa di Choudhury è che il suo arrivo in California nel 1973 (dopo avere insegnato in Giappone e alle Hawaii) coincide con un momento in cui a Los Angeles c’è un grande fermento di persone alla ricerca di un “risveglio spirituale”. In migliaia trovano la risposta nel Bikram yoga, una pratica che di spirituale (nel senso più comune del termine) non ha assolutamente nulla. Un’ora e mezza di sudore e fatica è certamente un duro allenamento anche per la mente, ma siamo su un altro piano rispetto a pratiche come la meditazione, la recitazione di preghiere o mantra e affini. Tale fermento non è mosso da persone qualunque, bensì da celebrità. E qui sta la grande intuizione di Choudhury, che l’ha portato a un successo commerciale inimmaginabile.

Choudhury sostiene che i suoi primi allievi negli Usa siano stati Elvis Presley e il presidente Richard Nixon (che avrebbe salvato dall’amputazione di una gamba mentre questi era in carica). Altri famosi allievi diretti sono stati il musicista Quincy Jones, l’attrice Shirley MacLaine e l’attore Kier Dullea (quello di 2001: Odissea nello spazio), solo per fare alcuni nomi. Nel corso degli anni la popolarità dello yoga andrà crescendo, e con essa quella del metodo Bikram. Nel 1994, sei milioni di americani praticavano yoga. Un decennio dopo, quel numero era più che triplicato. Il picco si toccò nel 1998 quando Madonna, nel corso di un’intervista con Oprah Winfrey, dichiarò di avere abbandonato la palestra in favore dello yoga. L’impero di Choudhury si allarga ulteriormente quando comincia a strutturarsi il percorso di accreditamento per insegnanti. Il corso prevede un ritiro col maestro della durata di nove settimane, per un costo che si aggira tra i 10mila e i 16mila dollari a persona.

I numeri aumentano velocemente, e così il conto in banca di Choudhury, che dimostra di non disprezzare la vita da star, con i suoi orologi di lusso, le Rolls-Royce, le nottate in discoteca. Negli stessi anni cominciano però i problemi con le accuse di abusi sessuali. Già durante una trasmissione televisiva in compagnia della sua giovane moglie, andata in onda nel 1984, Choudhury aveva usato espressioni piuttosto sessiste nei confronti delle donne indiane. Spiegava tra le altre cose che queste sono troppo prese a dedicarsi alla casa, al marito e ai figli per poter pensare allo sport.

Negli anni poi si sono susseguite accuse le cause legali da parte di numerose donne che sostenevano di essere state molestate da Choudhury durante i ritiri. In uno degli episodi della serie compaiono resoconti piuttosto approfonditi e agghiaccianti sul potere manipolatorio che Choudhury ha raggiunto negli anni. Oggi il Bikram yoga è ancora molto popolare, anche se il ritorno del suo ideatore in India e l’emergere di tali controversie ha portato molte palestre a sostituire il nome del maestro con un più generico “hot yoga”, declinato anche in altre discipline: hot pilates, hot vinyasa, ecc. Si è anche rotta la regola aurea dei 90 minuti, così si possono trovare lezioni della durata (forse più umana) di 60 minuti. I discepoli si sono liberati del maestro, prendendone il meglio e scartando il resto. Una dinamica del resto piuttosto comune nel corso della storia.

(Foto di Artem Bali su Unsplash)