Cosa può dare più soddisfazione e popolarità tra amici e conoscenti: riprendersi (e poi mostrarsi su internet) mentre ci si scola tutto d’un fiato un cocktail alcolico o mentre si recita un passo di Chuck Palahniuk, o Franz Kafka, o Albert Camus? Diego Balboni, 29enne di Cento (Ferrara), ha pensato subito alla seconda, e dalla sua felice intuizione è nato un nuovo trend che sta provando a offuscare quello ben più deleterio dal quale prende le mosse. Per essere più chiari, la prima “prova” a cui facciamo riferimento è quella della neknomination, ossia una moda devastante che sta spopolando (tramite Facebook) tra i giovani. Nata in Australia e immediatamente replicata in tutto il mondo, essa prevede che il protagonista del gioco debba “buttare giù” un boccale di birra, o altra sostanza più pesante, e subito dopo nominare altre tre persone, che a quel punto sono invitate (o meglio sfidate) a prendere parte al gioco facendo lo stesso (entro 24 ore, altrimenti si paga da bere), e nominando a loro volta altre tre persone. Il risultato è che molti ragazzi (il gioco si è diffuso soprattutto tra gli adolescenti) sono già stati molto male per colpa di ciò che hanno ingerito, e alcuni di essi hanno esagerato fino a rimanere uccisi. Il timore di poter essere bollato come “sfigato” è stato più forte dello spirito di conservazione che dovrebbe distogliere chiunque dall’accettare una sfida così idiota.

Diego è uno di quelli (ci sono, per fortuna) che hanno deciso di non prestarsi a queste logiche, ma ha fatto un passo in più. Ha acceso la webcam (qui il video) e ha esordito ringraziando per la nomination, aggiungendo però che la bottiglia di Paulaner che teneva in mano l’avrebbe riservata a un’altra occasione, e che invece preferiva rispondere alla sfida con altre regole, ossia leggendo una citazione da un libro (ha scelto “Soffocare” di Chuck Palahniuk) e invitando poi altre tre persone a fare la stessa cosa con un testo a loro scelta. Entro 24 ore, altrimenti la sfida è persa e lo sconfitto paga da bere (giusto per non prendersi troppo sul serio). Il suo gesto non è rimasto isolato, anzi, ha ottenuto un grande successo, tanto da allargarsi oltre i confini nazionali: ora ci sono gruppi di booknomination in Spagna e Stati Uniti ma, trattandosi di un fenomeno legato ai social network, è difficile sapere in realtà fin dove e quando potrà spingersi.

«Tra gli amici ho visto che ha preso molto piede – ha detto Diego – soprattutto in ambiente universitario, tra persone che hanno più o meno la mia età. Mi piacerebbe che si espandesse maggiormente verso un target più giovane, perché credo siano gli adolescenti ad avere più bisogno di captare un messaggio diverso, un’alternativa. Ho visto che hanno partecipato già tanti ragazzi nati negli anni Novanta, spero continui così». Quindi ora, se doveste essere colpiti da neknomination, saprete dare una risposta sobria e convertire la sfida in booknomination. Oppure potete innescarla direttamente voi, nominando tre amici e provando a vedere se avranno il coraggio di rispondere. E magari a breve ci ricorderemo della neknomination come di un vecchio gioco “da sfigati”.