Rattrista il tono della discussione che si è generata all’indomani del terremoto che ha colpito alcune regioni del Centro Italia. C’è chi sostiene che il governo abbia “truccato” la magnitudo del sisma per non pagare i danni, chi propone di destinare il jackpot del Superenalotto alla ricostruzione, chi ancora di mettere nelle tendopoli gli immigrati, e dare i famosi “alberghi a cinque stelle” ai terremotati. Si tratta di notizie false e proposte irrealizzabili. Andiamo con ordine.
Su internet, nelle ore successive alle prime scosse, qualcuno ha notato che i siti internazionali riportavano come magnitudo del terremoto il dato 6.2, mentre sulle fonti italiane il valore era di 6.0. L’operazione, secondo l’approccio complottista oggi molto in voga, sarebbe stata fatta per evitare che i costi della ricostruzione spettassero al governo, secondo un decreto approvato durante il governo Monti nel 2012. Nel dispositivo però non si faceva riferimento, ovviamente, alla magnitudo (quella misurata dalla scala Richter), ma ai danni provocati (misurati per esempio dalla scala Mercalli). Se infatti un terremoto di magnitudo 6 (o anche di più) si sprigionasse molto in profondità, oppure in una zona dove non ci sono insediamenti umani, potrebbe non produrre alcun danno misurabile, dunque non ci sarebbe alcuna ricostruzione da fare. Un insieme di scosse di più lieve entità, ma che avviene più in superficie o comunque in zone densamente abitate e in cui l’architettura e il territorio hanno fragilità strutturali, può invece causare gravi danni e molte vittime. Ed ecco allora che, a prescindere dalla magnitudo (qui una breve guida per non confondersi con i termini), si rende necessario un intervento pubblico per finanziare la ricostruzione. Come spesso capita, la “bufala” non è nemmeno nuova, dato che era già circolata, con alcune varianti, nel 2009, dopo il terremoto in Abruzzo, e nel 2012, dopo quello in Emilia. Per la cronaca, la piccola variazione nel valore della magnitudo è data dal fatto che ci sono diversi modi di calcolare la magnitudo, che possono portare a risultati leggermente diversi (è tutto spiegato nella guida).
L’idea di donare il jackpot del Superenalotto, lanciata dal deputato del Pd Antonio Boccuzzi e ripresa da vari rappresentanti politici di vari schieramenti, è invece impraticabile, come spiega La Stampa, perché quei soldi (attualmente circa 130 milioni di euro) sono gestiti dalla Sisal, un’azienda privata, e sono frutto di un contratto tra i giocatori e l’azienda. Insomma, non sono soldi dello Stato, che quindi non può prenderli e destinarli a chi gli pare. Semmai, potrà decidere di devolvere le tasse prelevate sulle giocate e sulle vincite. Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Barretta ha spiegato che anche questo è complicato, ma il ministero sta comunque lavorando su «una soluzione tecnica per destinare parte dei proventi della raccolta alla ricostruzione», anche se «non è detto che ci riusciremo».
La questione degli alberghi nasce da un’altra notizia falsa, stavolta creata non dal complottismo degli utenti del web, ma dall’abile (seppure non troppo raffinata) manipolazione delle notizie relative all’accoglienza ai rifugiati e richiedenti asilo fatta dalla Lega Nord circa un anno fa. Il segretario del partito, Matteo Salvini, aveva infatti descritto la situazione come una surreale gita in cui gli immigrati venivano accompagnati in strutture alberghiere di lusso, talvolta lamentandosi delle condizioni trovate e rifiutandosi dunque di accettare l’alloggio, perché non c’erano alcuni servizi come internet e televisione. Come spiegato a suo tempo dal Post, la realtà è molto diversa: le strutture che accettano gli immigrati partecipano a bandi emessi dal Ministero dell’interno. Chi vince, riceve circa 35 euro al giorno per ogni ospite, con i quali deve garantire vitto, alloggio e servizi essenziali. All’immigrato finiscono in tasta circa 2,50 euro al giorno per le spese quotidiane. Le critiche a questi centri (denominati Cas, Centri di accoglienza straordinari) spesso arrivano perché le strutture mancano proprio di tali servizi essenziali. Secondo l’associazione LasciateCIEntrare, in merito alla situazione in Calabria, per essere accreditati come Cas «Basta disporre di quattro pareti e qualche branda. Tanto chi controlla?».
Come si può vedere, la realtà è ben più complessa di come ce la vuole raccontare qualcuno, e forse talvolta una tendopoli gestita dalla Protezione civile può essere meglio di un “hotel di lusso”. In ogni caso, grazie a gesti di solidarietà (quella vera, che va oltre la tastiera del computer e la sottoscrizione di petizioni online), molti sfollati delle zone colpite dall’ultimo terremoto potranno dormire in un letto vero, quello messo a disposizione da vicini e parenti per chi una casa non ce l’ha più.
Fonte foto: flickr