Negli ultimi anni il trend di adozioni internazionali ha fatto registrare un andamento negativo. Il dato italiano è cresciuto costantemente e ha raggiunto il suo massimo nel 2010, con 4.130 adozioni internazionali, per poi tornare a scendere fino ai livelli di dieci anni prima. I dati sono quelli forniti dalla Commissione per le adozioni internazionali, e sono stati elaborati da Neodemos. Questo grafico mostra in maniera molto chiara l’andamento appena descritto. L’immagine si ferma al 2017, quando le adozioni internazionali sono state 1.439. Dal sito della Commissione si può leggere anche il dato relativo all’anno scorso, che mostra un ulteriore calo, seppure contenuto. «Nell’anno 2018 è stato autorizzato l’ingresso in Italia di 1.394 minori. In particolare i minori provenienti dall’Europa sono stati 640, dall’Africa 121, dall’America centrale e meridionale 330 e dall’Asia 303. La Federazione Russa rimane il Paese con il maggior numero di minori adottati (200), seguita dalla Colombia (169), dall’Ungheria (135), dalla Bielorussia (112) e dalla Cina (84)».
Non è un fenomeno che riguarda solo l’Italia. Se si estende l’osservazione ai 24 paesi a sviluppo avanzato, il calo è ancora più evidente: nel complesso i minori adottati sono passati «da oltre 45.000 nel 2004 a poco più di 11.000 nel 2016». Neodemos prova a identificare alcune possibili ragioni di questo calo generalizzato: «Le lunghe attese per avere un figlio adottivo, la riproduzione assistita e la maternità surrogata, nonché l’introduzione di norme più rigide nei paesi di origine degli adottati, volte a privilegiare le soluzioni nazionali, ne rappresentano le principali cause».
Uno dei fenomeni osservati nell’articolo è il ritardo scolastico accumulato dai figli adottivi. Si tratta di un fenomeno piuttosto evidente, che tuttavia si riduce nel corso di pochi anni fino a fare rientrare il numero di ragazzi con licenza elementare o diploma in percentuali molto vicine ai minori nati in famiglie italiane. Tra questi ultimi, infatti, «il mancato conseguimento della licenza elementare nella classe di età 11-14 anni e del titolo di terza media tra quelli di 15-17 anni riguarda una piccola minoranza (rispettivamente lo 0,9 e l’1,8 per cento), con percentuali leggermente più elevate tra i maschi (tab. 2). Tra i ragazzi di 11-14 anni sono proprio quelli adottati a far registrare la quota più elevata di casi di mancato conseguimento della licenza elementare (9,3 per cento)».
La sproporzione viene colmata però nel giro di pochissimo tempo, come mostra chiaramente la linea blu di questo grafico. A 14 anni i minori provenienti da adozioni internazionali che non hanno completato la licenza elementare sono solo lo 0,5 per cento, mentre tra i 15 e i 16 anni viene annullato completamente anche il gap relativo al diploma di scuola media. L’articolo di Neodemos non si spinge a ipotizzare le possibili cause di questa alta incidenza del ritardo scolastico e dei suoi esiti positivi.
Secondo la Commissione per le adozioni internazionali, si tratta di una questione culturale: le famiglie italiane che decidono di adottare lo fanno in un’ottica di impegno sociale e quindi molto spesso prendono con sé ragazzi e ragazze con bisogni speciali. Questo è accaduto in 2 casi su 3 nel primo trimestre del 2018, secondo dati della Commissione riportati su Vita da Monya Ferritti (presidente del Coordinamento CARE), che aggiunge: «È fondamentale sottolineare che la particolare generosità all’accoglienza delle famiglie italiane è dovuta a una radicata e diffusa cultura sui significati sociali, psicologici e giuridici dell’adozione stessa, risultato del lavoro di formazione e supporto fatto in tanti anni dall’associazionismo familiare, dagli enti autorizzati e dai servizi territoriali. Il sistema italiano ha prodotto un modello che permette alle famiglie di essere maggiormente generose con consapevolezza e di accogliere, nel mondo, quei bambini che, come è stato detto, gli altri Paesi lasciano e che invece con le nostre famiglie diventano figli».
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