Cara Befana, visto che Babbo Natale ha deluso le aspettative su una serie di nostri desideri, molto civici e per niente egoisti, proviamo a rivolgerci a te. La lista è un po’ lunga, abbi pazienza, ma tu passi una volta l’anno, siamo costretti a concentrare le richieste in un post, anzi due. Sono argomenti di cui abbiamo parlato per tutto il 2012, che ci hanno visti impegnati in una lotta di “resistenza civica” verso una serie di temi che ogni giorno ci fanno chiedere a che punto è la situazione dei diritti nel nostro Paese, e al contempo ci danno la spinta a rimboccarci le maniche e continuare a denunciare ciò su cui non siamo disposti a lasciare correre. Saremo molto schematici, cara Befana, perché sappiamo che non sei nata ieri (non volercene, ma da come ti rappresentano non possiamo che metterti nella categoria degli anziani, non ancora in pensione, ma neppure esodata, via), non c’è bisogno che ti spieghiamo tutto per filo e per segno. Prima di iniziare, precisiamo che sono tutti -o quasi- desideri a costo zero, quindi non vogliamo sentire parlare di crisi, sono tutte cose realizzabili con l’impegno più che col denaro. Veniamo al dunque, ecco l’elenco.

Partiamo dalle carceri, che vorremmo più vivibili. C’è chi in questi giorni sta affrontando una dura prova di forza e integrità per spostare l’attenzione dei media e della politica verso questo tema. Noi ne abbiamo parlato a più riprese, segnalando i numerosi report delle associazioni che si occupano di salute dei detenuti e denunciando spesso una situazione che non è episodica ma sistemica. Sono arrivate tante promesse, cara Befana, ma ancora nessuno si è occupato seriamente di modalità per scontare la pena (soprattutto per i reati meno gravi) alternative al carcere. E intanto il sovraffollamento continua a costringere i carcerati in condizioni di detenzione che sono una punizione aggiuntiva alla negazione della libertà prevista dalla legge.

Portaci, cara Befana, una legge sul “femminicidio”. E magari non farci più avere a che fare con preti che non hanno di meglio da fare che affiggere le loro teorie altamente “progressiste” sulla supposta colpevolezza delle donne, accusandole di provocare la violenza maschile con il loro modo di vestire, di comportarsi; di indurre cioè l’uomo ad aggredirle, violentarle, picchiarle. Veramente, te lo chiediamo col cuore: basta.

Aspettiamo da tempo anche una legge sull’omofobia. Sono anni che se ne discute, ma sembra che il Parlamento abbia una paura incontrollabile di approvare il testo. Qualche suggerimento qui.

– E per chiudere col capitolo famiglia, non guasterebbe una legge sul divorzio “breve”, in modo da evitare una volta per tutte che la fine di un rapporto vada a rimpinguare più del dovuto le tasche degli avvocati.

Bancarotta, giustizia, falso in bilancio, certezza della pena. Altri tre capitoli grossi, su cui non sempre si sono prese iniziative lungimiranti in passato. Proviamo ad avvicinarci maggiormente al resto d’Europa a livello normativo, sarà uno stimolo alla ripresa degli investimenti nel nostro Paese, più di tante altre misure “austere” sbandierate come inevitabili.

Un patto con il terzo settore e la stabilità del 5 per mille. Due obiettivi importanti, il primo perché è ora che la politica si renda conto del ruolo propulsivo in termini economici del mondo del non profit e non continui a trattarlo come una voce di bilancio su cui mettere o togliere risorse a singhiozzo, a seconda di come va tutto il resto. Il secondo è un impegno preso tante volte da soggetti di ogni schieramento, ma ancora non concluso in maniera compiuta da nessuno, visto che puntualmente le risorse raccolte sono state in parte sottratte alla loro destinazione e utilizzate dal governo per coprire altre spese.

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