L’estate volge al termine un po’ per tutti in questi giorni, c’è chi rientra, chi si trattiene in villeggiatura, chi parte ora approfittando dei prezzi che lentamente tornano a livelli da bassa stagione. Ma c’è anche chi non si è mai mosso dal luogo in cui passa tutti i giorni dell’anno, ossia i carcerati. In passato abbiamo denunciato il problema del sovraffollamento e la relativa inattività della politica in merito. Purtroppo non abbiamo registrato novità nel corso dei mesi, mentre invece continuano ad arrivare notizie dalle carceri italiane, in cui, se la situazione era calda durante il resto dell’anno, con l’innalzarsi delle temperature si è fatta rovente.
Allarmi arrivano dalla Sicilia e dal Lazio, nelle cui strutture di detenzione il Ferragosto non è stato un momento di festa come per il resto della popolazione. All’Ucciardone di Palermo, struttura risalente all’epoca borbonica, «Al momento solo la quarta e l’ottava sezione danno la possibilità ai detenuti di fare la doccia quotidianamente, gli altri riescono a farla tre volte a settimana. In maniera superficiale si trascura l’apporto del servizio di psicologia che ha a disposizione soltanto 20 ore al mese da dedicare alle 545 persone recluse, a fronte di una previsione regolamentare di 292 unità. Uno solo il medico disponibile ogni pomeriggio e fino alle 8 dell’indomani mattina». Così racconta il deputato del Pd all’Assemblea regionale siciliana Pino Apprendi, dopo un sopralluogo all’interno del carcere. Ma la situazione riguarda tutta l’isola, dove i reclusi sono 7mila 800 a fronte di una capienza di circa 5mila 500, cosa che fa della Sicilia la seconda regione italiana come affollamento (seconda solo alla Calabria). Nel Lazio la situazione non è più rosea, e in un appello firmato dall’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), rivolto al ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma, si parla di 6.561 presenze a fronte di una capienza di 4.900 posti. A Roma, proprio il 14 agosto, alla vigilia del “capodanno estivo”, è stato indetto uno sciopero della fame e della sete da parte dei Radicali per chiedere la convocazione straordinaria del Parlamento sull’emergenza carceri. Secondo gli annunci oltre 1.600 persone avrebbero aderito all’iniziativa, e tra loro ci sarebbero stati politici di ogni schieramento, oltre a dirigenti di penitenziari ed esponenti delle forze dell’ordine. Ha inoltre annunciato la sua partecipazione un detenuto illustre, l’ex deputato del Pdl Alfonso Papa, recluso in attesa di giudizio a Poggioreale.
Sarà invece una manifestazione nazionale organizzata dalla UilPa Penitenziari a ricordare «la drammaticità delle condizioni detentive» e le «pericolose condizioni di lavoro degli operatori penitenziari». Il segretario generale del sindacato Eugenio Sarno fa giustamente notare che il sovraffollamento «è solo una parte, benché primaria e importante, della più complessa questione penitenziaria. È necessario che trovino spazio e attenzione anche le difficoltà che investono il personale. La Polizia penitenziaria -precisa Sarno- presenta un gap di circa 7 mila unità rispetto agli organici fissati nel 2001 a 42.268 unità. Secondo gli organici previsti, mancano circa 350 educatori, 530 assistenti sociali, 200 contabili, 1.300 tra funzionari e tecnici». Affidiamo la chiosa proprio a Papa, detenuto “scomodo” in quanto entrato in carcere sotto i riflettori del voto parlamentare: «In questa situazione è allora auspicabile un intervento del Parlamento e della politica, fortunatamente fatta non solo da quegli imbecilli che ci definiscono un albergo a cinque stelle e ai quali cristianamente auguriamo di non soggiornare mai in alberghi come questo».