Luigi Iorio sullo Huffington Post riassume una questione su cui spesso ci siamo soffermati su questo blog. Riportiamo l’articolo e ci uniamo al suo appello al nuovo governo affinché si occupi subito (un’espressione che ha ormai perso molta della sua forza dato che sempre più questioni ci spingono a usarla) della questione.

Il problema del sovraffollamento delle carceri è ormai una piaga sociale del nostro Paese. Oltre a essere una questione sociale e morale è in sostanza anche una questione di legalità, poiché nulla è peggio di far vivere chi non ha recepito i fondamentali della legalità, commettendo reati, in una situazione di palese non corrispondenza tra quanto normativamente definito e quanto attuato e vissuto.

Condizioni igienico sanitarie inadeguate, mancanza di riscaldamento e continue sommosse dimostrano come l’emergenza carceri è sempre meno sotto controllo. In una cella dove dovrebbero soggiornare in media soltanto 2 detenuti ve ne alloggiano almeno 6 e alle volte 8. Da questa situazione inoltre scaturiscono problematiche quali depressioni, condizioni igienico sanitarie ai limiti della vivibilità,aumento di malattie infettive tra la popolazione carceraria, insomma un non rispetto quotidiano dei diritti umani dell’individuo.

Secondo alcune fonti attendibili come il centro studi “Ristretti Orizzonti” che ha pubblicato il dossier 2000-2013 “morire di carcere”, negli ultimi 14 anni sono morti 2.150 detenuti, (771 per suicidio).

A queste condizioni disumane va aggiunto anche una emergenza di pubblica sicurezza, infatti con l’aumentare dei detenuti non aumentano le forze dell’ordine penitenziarie.

Anche l’Europa si è pronunciata con diverse sentenze di condanna sull’ emergenza carceri in Italia. Infatti la media Ue in termini di popolazione carceraria è di 97 detenuti su 100 posti letto disponibili, quella italiana è di 148 su 100. Ormai i detenuti e le sigle sindacali della polizia penitenziaria parlano la stessa lingua, in quanto affermano che la situazione è insostenibile ed è ormai un caso nazionale. Gli ultimi dati forniti dal sindacato Uil penitenziari parlano di una popolazione carceraria che ha sfondato quota 68mila persone, a fronte di una capienza di 44.385 posti, 23.632 in più di quanto gli istituti potrebbero contenerne. Il sovraffollamento medio nazionale ha così raggiunto il 53,2 per cento.

A nulla sono serviti in questi anni i continui moniti del Capo dello Stato Giorgio Napolitano che in questi anni ha sempre evidenziato come la condizione carceraria dei detenuti andava migliorata. Andrebbe approfondito anche il motivo per il quale 40 carceri costruite e terminate su tutto il territorio della penisola non vengano utilizzate. L’esempio più lampante di queste strutture sopraccitate è quello di Gela, un carcere costruito in un lasso di tempo durato 30 anni ed inaugurato 2 volte e poi chiuso.

Questa è solo una parte del problema, che infatti non si risolve solo aprendo nuove strutture penitenziarie; andrebbe riformata la giustizia penale in materia di misure cautelari, ed una concessione maggiore di arresti domiciliari per reati minori ad per individui non socialmente pericolosi.

Di questo si dovrà occupare da subito anche il nuovo ministro Cancellieri. Voltaire affermava che: «Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri». È giunto davvero il momento di dare priorità anche a questa emergenza.