Finalmente qualche dato positivo sul sistema carcerario italiano. Lungi dall’essere ancora in discussione una riforma radicale della detenzione, i numeri diffusi dall’Associazione Antigone parlano di una diminuzione del numero complessivo dei detenuti, e quindi di un miglioramento delle condizioni di vita all’interno delle carceri. I detenuti al 30 giugno 2015 erano 52.754. Nello stesso periodo dell’anno, nel 1991 erano 31.053 «(c’era stato da poco il provvedimento di amnistia, l’ultimo del dopo-guerra), sono cresciuti sino a 54.616 nel 1994 (dopo la riforma dell’ordinamento penitenziario e la preclusione all’accesso alle misure alternative per un gran numero di detenuti), 56.403 nel 2003 (all’indomani della legge Bossi-Fini sull’immigrazione), 63.630 nel 2009 (esito delle leggi sulle droghe e sulla recidiva), fino al triste record di 68.258 nel 2010 (che ci è valsa la condanna della Corte Europea nel 2013). Le riforme messe in campo a partire dal 2012 e consolidate di recente hanno prodotto finalmente una situazione di minore affollamento. Il Dap afferma che i posti letto regolamentari sarebbero 49.552, ma precisa anche che il dato sulla capienza non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato. In ogni caso ci sono per certo 3.232 detenuti oltre la capienza massima. Gli ingressi dalla libertà nel primo semestre del 2015 sono stati 24.071, in netto calo rispetto al passato».
Qualche problema legato al sovraffollamento resta quindi irrisolto in alcune realtà locali particolarmente difficili, ma nel complesso sono per fortuna superati i picchi drammatici degli scorsi anni, che spesso abbiamo denunciato su ZeroNegativo. Del resto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invitato a non abbassare la guardia su questo punto, in un messaggio inviato all’associazione “Nessuno tocchi Caino”, che si occupa di lotta alla pena di morte: «Dobbiamo fare il nostro dovere affinché il nostro sistema penale e carcerario sia conforme ai valori costituzionali, consentendo ai condannati una vita dignitosa durante la pena, riducendo i tempi dei processi, dando loro la possibilità di progettare un futuro dopo aver pagato per gli errori commessi».
Uno dei nodi su cui c’è più da fare è quello relativo al lavoro. In un’ottica di recupero del detenuto e di preparazione al ritorno nella società civile, l’esperienza professionale ha una sua rilevanza. «Nel nome della dignità il ministero della Giustizia nell’ultimo anno ha previsto che la vita in carcere non debba trascorrere solo nelle celle nell’ozio forzato – scrive Antigone –. È stato previsto che i detenuti debbano trascorrere almeno otto ore fuori dalla cella. In molte carceri questo avviene ed è un’importante novità rispetto al passato. Purtroppo non dappertutto le otto ore fuori dalla cella sono trascorse in occupazioni dotate di senso». Secondo l’ultima relazione sull’attuazione delle disposizioni di legge relative al lavoro dei detenuti, inviata dal Ministero della giustizia al Parlamento, al 31 dicembre 2014 erano 14.550 (27,1 per cento) i detenuti che avevano una qualche occupazione dentro o fuori dall’istituto carcerario: «La gran parte – scrive Adnkronos –, 10.185, sono impegnati nella gestione quotidiana dell’istituto, i cosiddetti “servizi domestici”, con le direzioni che cercano di ridurre l’orario di lavoro pro-capite ed effettuare turnazioni, per mantenere un sufficiente livello occupazionale. “Garantire opportunità lavorative ai detenuti -nota infatti il documento ministeriale- è strategicamente fondamentale, anche per contenere e gestire i disagi, le tensioni che possono caratterizzare la vita penitenziaria”».
Altre importanti riforme sono in arrivo sul sistema penitenziario: «Di recente il Ministero della giustizia ha dato vita agli Stati Generali sulla pena. Sono un’occasione innovativa di partecipazione ai processi decisionali che vogliamo porti a una riforma in senso moderno e migliorativo del nostro sistema penitenziario. Nei giorni scorsi la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha approvato i contenuti della legge delega di riforma del sistema penale, processuale e penitenziario. Tra le norme approvate, meritano menzione essendo coincidenti con proposte di Antigone: più diritti agli stranieri, norme per i minorenni ispirate a principi esclusivamente educativi. Inoltre è previsto che vi sia più spazio per le misure alternative, il lavoro penitenziario. Finalmente è prevista che sia disciplinata la sessualità in carcere». Su quest’ultimo punto c’è ancora molto lavoro da fare. In molti istituti non ci sono spazi adeguati per il dialogo tra carcerati e famiglie, e in alcune realtà sono necessarie attese di ore perché l’incontro si verifichi. «In mancanza di una modifica legislativa, il diritto all’affettività e alla sessualità rimane lontanissimo dall’essere garantito. Si arriva così ad alterare indebitamente rapporti famigliari e si aumenta la distanza con altre esperienze europee (la Francia su tutte)». Speriamo che nei prossimi mesi ci sia spazio anche per questo intervento.