I vaccini, da qualche anno a questa parte, sono diventati oggetto di discussione e dibattito. Nei casi peggiori di tifoseria, tra chi sostiene la loro utilità e chi la nega (o meglio pone l’attenzione sul fatto che gli eventuali rischi collaterali dati dalla somministrazione sarebbero peggiori dei benefici portati). In tutto questo, il dubbio si è diffuso tra la gente e mercoledì il Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso un preoccupante bollettino sui casi di morbillo segnalati in Italia nel mese di aprile. Sono stati 385, mentre nello stesso mese del 2016 erano stati solo 76. Il bollettino riporta inoltre che a essere colpiti dal virus sono state nell’88 per cento dei casi persone non vaccinate. Il 34 per cento di chi si è ammalato ha avuto qualche tipo di complicanza e nel 40 per cento dei casi è stato necessario il ricovero. Non c’è dunque molto da discutere sull’opportunità di seguire le raccomandazioni dell’Istituto superiore di sanità circa il rispetto dei calendari previsti per le vaccinazioni.
Il morbillo è una malattia piuttosto debilitante per l’organismo, soprattutto se contratta in età adulta. Ma non c’è solo lui: «Le vaccinazioni su larga scala contro difterite e poliomielite nella prima metà del Novecento hanno permesso di eliminare quasi completamente le due malattie, che causavano centinaia di morti ogni anno e lasciavano segni e disabilità permanenti», scrive il Post. Preoccupano i casi in cui anche gli operatori sanitari sposano teorie “no-vax”, com’è stato forse per l’infermiera di Treviso – le indagini sono ancora in corso – che per tre mesi ha solo fatto finta di vaccinare un numero imprecisato di bambini, gettando via la siringa ancora intatta.
Per farsi un’idea dell’efficacia dei vaccini, è molto interessante osservare il grafico pubblicato il 27 aprile sulla rivista Science. Per ogni malattia rappresentata si può vedere il numero di casi segnalati a partire dal 1945. Com’è evidente, a partire dall’anno di approvazione e introduzione del vaccino di ogni malattia, i casi si riducono drasticamente. Restando sul morbillo, fino al 1963, data di introduzione del vaccino, i casi riportati sono sempre nell’ordine delle centinaia di migliaia all’anno (con punte di oltre 700mila). Già nel 1967 si scende a 62mila, per poi calare ulteriormente a poche decine o centinaia a partire dagli anni ’90 (con oscillazioni dovute a cause collaterali). Un andamento simile si può riscontrare anche per quanto riguarda le altre malattie più comuni su cui da molti anni è stato introdotta la vaccinazione su larga scala.
Si può obiettare che tali statistiche non riguardano l’argomento maggiormente sostenuto dai “no-vax”, ossia i rischi dovuti a eventuali effetti collaterali. Continua infatti ad avere un certo seguito la teoria secondo cui alcuni vaccini porterebbero all’insorgere della sindrome dello spettro autistico. Una “bufala” che circola da molti anni e che è legata a una delle più grandi frodi scientifiche nella storia della comunità scientifica. Si tratta della presunta ricerca di Andrew Wakefield, pubblicata nel 1998 su Lancet e poi ritirata dalla stessa rivista. Nel 2012 Wakefield fu radiato dall’albo (ne avevamo parlato qui). Cos’altro aggiungere?