Negli Stati Uniti sta nascendo il primo grande social network per il no profit. La società che lo lancia si chiama Causecast, e il nome del progetto è “Cause integration profiles”. L’obiettivo -cruccio quotidiano del fundraiser e dell’imprenditore socialmente impegnato- è di mettere in contatto il mondo del non profit con quello delle aziende. Da una parte si offre una vetrina delle associazioni e della loro mission, in modo che le aziende interessata a investire nel sociale possano conoscere i soggetti del volontariato e le loro campagne; dall’altra, le stesse imprese hanno l’opportunità di far conoscere i propri progetti in corso e ciò su cui vorrebbero investire, in modo che dal non profit possano arrivare proposte di collaborazione e domande di finanziamento. L’idea, insomma, è semplice, quanto potente. Segno che, dall’altra parte dell’Atlantico, la collaborazione tra il mondo dell’imprenditoria e quello del volontariato è considerata centrale per affrontare le grandi questioni sociali. Uno strumento importante per i cittadini, anche, in quanto risorsa informativa sugli impegni non economici delle imprese. Il sistema prevede tra l’altro un sistema di punteggio, che permette la valutazione dei soggetti coinvolti.

Se ne parliamo non è, ovviamente, per fare pubblicità alla società (profit) che ha lanciato il progetto. Ma perché si sappia che c’è chi, nel mondo, ha il coraggio di pensare che valga la pena investire su un’idea che potrebbe avere (lo vedremo quando sarà a pieno regime) una ricaduta positiva sulla collettività, dato che potrebbe essere uno strumento efficiente per far confluire il denaro dalla parte giusta. Tanto per provare l’ebbrezza, siamo andati sulla pagina dedicata alle associazioni e abbiamo digitato nel campo di ricerca la parola “blood”, per vedere cosa offre al momento il sito in tema di donazione di sangue. Ci imbattiamo nella “Blood System Inc” -non spaventi il nome, si tratta di una non profit-, sulla cui pagina c’è una breve descrizione dell’associazione: «Founded in 1943 as the Salt River Valley Blood Bank in Phoenix, Arizona, today Blood Systems is one of the nation’s oldest and largest blood service providers». Cambiando qualche nome e qualche data, potrebbe essere la storia di Avis. Di sicuro la pagina sarà da arricchire di contenuti, ma alcuni elementi interessanti ci sono già, ossia i pulsanti per “connettersi” all’associazione tramite i social network tradizionali (Facebook e Linkedin, in questo caso), e soprattutto quello che dice “Donate to this nonprofit”. Insomma, l’idea è buona, e funzionerà se saranno tante le associazioni e le aziende ad aderire (alla fase test stanno collaborando Intel, Campbell Soup, Gap e Johnson Controls, per citarne alcune).

Ultima cosa da dire, solo in apparenza trascurabile: il sito è bello. Una grafica pulita, senza troppi fronzoli, funzionale alla ricerca di informazioni, ma senza urtare con contenuti troppo ricchi e male impaginati. Un abisso rispetto a ciò che accade da queste parti. Come Avis Legnano abbiamo provato, nel corso degli anni, a inserire il nostro nome in alcuni siti e motori di ricerca che si proponevano di dare un servizio del genere, ma dietro alle buone intenzioni c’era poco. Poi si arriva all’assurdo di ricevere lettere come quella per la sottoscrizione al “Registro internet per le imprese”, una delle tante “bufale” che arrivano dalla rete per raggirare associazioni e aziende in cerca di visibilità. Peccato che poi le fatture da 800 e passa euro arrivino davvero. A quando un Causecast italiano? O, meglio ancora, europeo? Imprenditori illuminati, fatevi avanti. (Ah, nel caso ve lo steste chiedendo, la richiesta di sottoscrizione al “Registro per le imprese” arrivata ad Avis Legnano, dopo attenta lettura, è finita nella carta straccia)