La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato lo Stato italiano a risarcire alcune centinaia di cittadini italiani che tra gli anni ’70 e ’90 hanno contratto infezioni attraverso una trasfusione di sangue. Questo tipo di notizie portano con sé comprensibili paure e incertezze sull’effettiva sicurezza del sistema sangue, per chi dona come per chi riceve. Come ha precisato il Centro nazionale sangue (Cns) in un comunicato diffuso a seguito della sentenza, l’Italia può vantare altissimi livelli di sicurezza nella raccolta, lavorazione e infusione del sangue, con una serie di controlli di routine grazie ai quali le probabilità di trasmissione di virus sono vicine allo zero. È certamente diritto delle persone infettate essere risarcite dallo Stato adeguatamente, ma bisogna focalizzare l’attenzione sul contesto in cui si sono verificati gli eventi. Le procedure di raccolta, lavorazione e trasfusione del sangue si sono perfezionate ed evolute nel corso dei decenni, così come le tecnologie che favoriscono una sempre maggiore possibilità di controllo e tracciabilità lungo tutta la filiera.
Gli avvenimenti cui si fa riferimento fanno quindi parte di un passato dai contorni molto diversi rispetto alla situazione di oggi. La prova sta anche nelle statistiche visto che, come scrive il Cns, «Nel nostro Paese non sono stati segnalati casi d’infezione da Hiv, virus dell’epatite B e virus dell’epatite C associati alla trasfusione da oltre un decennio». Semmai sono proprio le rigide procedure previste per la raccolta di sangue ad aver contribuito a creare benessere, permettendo a numerosi donatori di scoprire patologie e problemi che non pensavano di avere, favorendo così un intervento tempestivo a favore della loro salute. Inoltre, le associazioni che si occupano di sensibilizzazione alla donazione e raccolta di sangue, tra cui Avis Legnano, fanno grandi sforzi per diffondere stili di vita sani tra i propri soci. «Il rischio residuo di contrarre un’infezione a seguito di una trasfusione di sangue è prossimo allo zero – si legge sul comunicato del Cns –, come ampiamente dimostrato dal sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro Nazionale Sangue. Ad oggi, infatti, questo rischio è stimato in: 1,6 casi per milione di donazioni per l’epatite B, 0,1 casi per milione di donazioni per l’epatite C e 0,8 casi per milione di donazioni per l’Hiv. A fronte di più di 3 milioni di emocomponenti trasfusi ogni anno (8.349 emocomponenti trasfusi ogni giorno), da oltre dieci anni in Italia non sono state segnalate infezioni post-trasfusionali da Hiv, virus dell’epatite B e virus dell’epatite C».
Nella nota diffusa compare anche un commento del presidente di Avis nazionale, Vincenzo Saturni, in quanto coordinatore pro tempore di Civis (Coordinamento interassociativo volontariato italiano sangue): «Le associazioni di volontariato del sangue sono impegnate da anni, in stretta collaborazione con le istituzioni sanitarie e i tecnici del mondo trasfusionale, a garantire la massima sicurezza e qualità del processo di donazione del sangue, per tutelare nel migliore dei modi il cittadino ricevente e il donatore stesso. I dati presentati dal Cns confermano gli importanti passi avanti compiuti dall’Italia in tema di qualità e sicurezza, allineandoci agli standard dei Paesi più evoluti in ambito sanitario/trasfusionale. Il volontariato del sangue, inoltre, è impegnato ogni giorno nella fondamentale promozione di stili di vita sani tra i donatori volontari e associati, al fine di rendere ancora più elevati i livelli di sicurezza. Grazie anche a quest’azione siamo arrivati all’84 per cento di donatori periodici e associati, fattore che ci posiziona ai primissimi posti nel mondo e che rappresenta un ulteriore indicatore di qualità e sicurezza».
Si tratta di una sfida che si rinnova ogni giorno: l’attenzione verso la sicurezza del sistema sangue è garantita da leggi e procedure che ogni giorno sono messe in pratica con meticolosità e attenzione estreme. Ecco perché, se non l’avete ancora fatto, vi invitiamo a compilare il modulo d’iscrizione e collaborare con noi a diffondere salute e benessere.
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