Dopo aver visto l’ultima puntata della trasmissione Report, in onda domenica 28 ottobre col titolo “Gli insaziabili”, sono caduti gli ultimi tabù sulla gestione etica delle risorse di partito, cioè soldi pubblici. Non c’è neanche più bisogno di fare nomi, perché è il sistema nel suo complesso a essere corrotto e malato, gestito come se i milioni di euro -da rimborsi elettorali- che riempiono i conti dei partiti fossero una cassa comune da cui attingere a piacimento. Senza controlli da parte dei tesorieri, senza lasciare tracce scritte, senza dovere rendicontare spese per “attività politiche” che si risolvono spesso in cene al ristorante da qualche migliaio di euro. Va detto che non sono queste le notizie. Sono cose che si sapevano già: pratiche che continuano a essere perpetrate, sempre dalle stesse persone, con sempre maggiore faccia tosta. La notizia è che gli italiani si stanno dimostrando  persone pazienti, con un senso per la democrazia ben più spiccato di chi li rappresenta. Nonostante le continue prevaricazioni e la sfacciata arroganza del potere che ogni giorno li schiaccia, ancora non si è arrivati allo scontro a viso aperto. Gli italiani sono legati agli strumenti democratici faticosamente conquistati dopo la seconda guerra mondiale.

Il voto in Sicilia l’ha dimostrato. Come sempre tutti hanno detto di aver vinto, ma l’unico vero vincitore è stato l’astensionismo. Ma ancora più schiacciante è il rifiuto dell’attuale classe politica espresso dalla somma tra astenuti (52,6 per cento), schede bianche o nulle (0,39 per cento del totale degli aventi diritto al voto) e voti al movimento 5 stelle -che del “mandiamoli tutti a casa” ha fatto la sua ragion d’essere- (8,3 per cento del totale degli aventi diritto al voto): 61,29 per cento. Si può dire ufficialmente che chi governa lo fa basandosi sulle preferenze di una minoranza, il che torna a mettere in crisi la reale democraticità della procedura elettorale.

Chiudiamo qui le nostre considerazioni e lasciamo la parola a due grandi scrittori. Il primo è Italo Calvino, e citiamo lo stesso passaggio menzionato dalla conduttrice di Report Milena Gabanelli durante la trasmissione, tratto dall’incipit del racconto “La coscienza a posto” (inizialmente pubblicato su La Repubblica del 15 marzo 1980 col titolo “Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti”): «C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia […]».

Il secondo frammento è tratto da una delle lettere ai genitori del drammaturgo tedesco Georg Büchner (1813-1837): «Si rimprovera ai giovani l’uso della violenza. Ma non ci troviamo forse in una eterna situazione di violenza? Poiché siamo nati e cresciuti in carcere non ci accorgiamo più di stare in galera, con mani e piedi incatenati e un bavaglio sulla bocca. Ma che cos’è che voi chiamate una situazione legale? È una legge! Una legge che fa della gran massa dei cittadini bestie da soma per soddisfare i bisogni snaturati di una minoranza insignificante e corrotta. Questa legge, sostenuta da una rude forza militare e dalla stupida furbizia dei suoi agenti, è una eterna, brutale violenza arrecata al diritto e alla sana ragione, e io la combatterò con la bocca e con le mani dovunque potrò». Come sempre, ci permettiamo di commentare, l’attitudine visionaria dei grandi scrittori si esprime al suo massimo nella capacità di aprire gli occhi sulla realtà.