Spesso ci si chiede che cosa stia a fare una onlus sul web e sui social network. Quali le potenzialità da sviluppare, quali i risultati cui si tende con la propria presenza online? È l’eterna domanda che ci si iniziò a porre agli albori di internet, o meglio negli anni in cui cominciavano a diffondersi nelle case le prime connessioni dial-up. Ai tempi, più o meno tutti (aziende, associazioni, artisti, ecc.) si sentivano in obbligo di entrare nel nuovo medium, se avevano i mezzi per farlo (le barriere informatiche ed economiche erano più alte). Ma pochi, quasi nessuno, sapeva esattamente perché e quali contenuti inserire. Oggi, la domanda torna d’attualità.
Il web nel corso degli anni si è evoluto, sia tecnologicamente, sia nelle modalità di fruizione da parte degli utenti e di proposta di contenuti da parte dei siti. In particolare, il terzo settore ha capito le grandi potenzialità del mezzo e sta continuando a esplorare nuove vie per intercettare futuri soci e simpatizzanti, nonché migliorare i processi di fundraising. È un tema sempre vivo e in evoluzione, e anche noi di Avis Legnano vi partecipiamo, cercando di contribuire con un atteggiamento di azione e osservazione: proviamo delle strade, esploriamo, e poi cerchiamo di guardare dove siamo arrivati.
Questo blog, online da marzo di quest’anno, ne è una prova. Ne abbiamo di cose da imparare, e ancora ci stiamo tenendo a distanza dai social network, dei quali però sentiamo la forza d’attrazione, per le enormi potenzialità di allargamento del bacino di utenti e fidelizzazione dei nostri lettori che, se ben sfruttati, possono offrire. Mentre proseguiamo in questo percorso, è utile confrontarsi con dati e ricerche in merito all’uso di internet. In particolare, possiamo sfruttare un’infografica elaborata da ContactLab e Vita Consulting (la potete scaricare cliccando sull’immagine qui a lato), che fa da corollario a un’indagine, svolta a maggio, sugli utenti web interessati al no profit.
38 organizzazioni coinvolte, di nove diversi ambiti di appartenenza, per un totale di quasi 20mila questionari completati. Innanzitutto, la metà degli intervistati dichiara di usare i social network, in maniera più o meno assidua. «Quando si parla invece in modo più specifico di non profit -sintetizza Gabriella Meroni su Vita.it-, un utente su quattro dichiara di seguire una o più onlus sui social network. Lo fa perché trova che la comunicazione sui social media sia più diretta e vicina alla gente (50 per cento) o per fedeltà ad una specifica onlus, sulle cui iniziative desidera tenersi sempre aggiornato (16 per cento). È interessante invece sottolineare come tra chi al contrario dichiara di non frequentare le pagine social delle organizzazioni non profit, l’11 per cento non ne trova interessante o rilevante la presenza. Ancora una volta, sono i contenuti che potrebbero fare la differenza: chi ricorda una particolare fanpage, cita l’organizzazione della pagina (47 per cento), i post (29 per cento) e le foto pubblicate (13 per cento)».
Sembra che, come già predicano da tempo i vari guru del blogging, il successo o l’insuccesso si giochino sui contenuti. Superata la fase iniziale, in cui si poteva stupire con “i fuochi d’artificio”, l’utente medio è ormai abbastanza alfabetizzato al web da cercare informazioni di suo interesse dalle fonti che consulta. E se non le trova, o ne trova di non soddisfacenti, andrà altrove e sarà difficile riconquistarlo. «La fidelizzazione oggi passa soprattutto attraverso la chiarezza, la trasparenza, la semplicità e la continuità dei messaggi -commenta Massimo Fubini, amministratore delegato di ContactLab-. Per creare engagement e convincere i donatori occasionali a sposare non più solo una specifica iniziativa, ma una onlus con tutta la sua storia e la sua mission, sarà sempre più necessario sfruttare la sinergia tra i diversi canali di comunicazione online, intuendone e mettendone a frutto le specificità».
Dobbiamo dire che ci fa piacere non essere particolarmente sorpresi dai dati della ricerca e da questo commento, vuol dire che fin qui stiamo mantenendo la rotta giusta. Nell’attesa di sbarcare nella terra (ormai ampiamente oggetto di conquista) dei social network, come Facebook e Twitter. E lì, sarà ancora un’altra storia.