L’agricoltura rigenerativa è un approccio emergente ma molto promettente per il nostro sistema agroalimentare, che appare ormai insostenibile sotto diversi aspetti: ne ripercorriamo le caratteristiche principali. Ne scrive Scienza in Rete.

I recenti episodi di contestazione da parte degli agricoltori mettono in evidenza come ormai il sistema agroalimentare, così come è stato progettato dai fautori della cosiddetta rivoluzione verde del secolo scorso, sia oggi insostenibile per gli aspetti ecologici, economici e sociali e – perché no ? – etici.

In questa situazione di disagio generale, le proposte che si pongono l’obiettivo di elaborare un modello diverso di produzione e consumo si moltiplicano. Alcune provengono dalla comunità scientifica, altre dalle aziende agricole stesse o da centri di innovazione che sviluppano ricerche partecipate che coinvolgono diversi componenti delle filiere agroalimentari. Tutte queste esperienze, di diversa natura e potenzialità, stanno sperimentando e applicando nuovi principi e pratiche, sviluppando proprie tecnologie. Chi non è del settore non sempre riesce a orientarsi e seguire il dibattito interno.

Tra le molte “agricolture del cambiamento” l’agricoltura rigenerativa (AR) appare promettente perché propone non solo di cambiare alcune parti del sistema, ma di elaborare e applicare nuovi principi e pratiche al fine di dare nuova vita, rigenerare gli agroecosistemi degradati, restituendo loro la capacità di produrre diffusamente alimenti sani e ricchi di elementi nutritivi. Vediamo quali sono le sue caratteristiche.

Gli esordi dell’agricoltura rigenerativa

I ricercatori Gabel e Ho-Ping utilizzarono per primi l’espressione “agricoltura rigenerativa” nel lontano 1979, per indicare una svolta del sistema agro-alimentare all’interno dello scenario internazionale. Negli stessi anni il termine fu utilizzato anche da Robert Rodale, figlio del fondatore del Rodale Institute, dove si erano avviate sperimentazioni per valutare in pratica i principali caratteri e i risultati dell’agricoltura biologica rigenerativa. Si rivoluzionava il sistema allora predominante attraverso alcuni forti cambiamenti: era adottato un approccio olistico per superare un riduzionismo considerato controproducente e per integrare gli aspetti di miglioramento ambientale e sociale, escludendo l’uso di fertilizzanti e fitosanitari di sintesi (vedi i sette principi dell’agricoltura rigenerativa). In seguito, Rodale e molti altri scienziati utilizzarono il termine “rigenerativo” per indicare qualcosa che potesse andare oltre al concetto di sostenibile.

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(Foto di Markus Spiske su Unsplash)

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