A ottobre 2015, nel corso di Expo, è stata presentata la proposta di legge “Zero spreco”, per rendere più semplice la donazione di cibo in scadenza da parte di esercizi commerciali. Dopo quell’annuncio, però, non si è saputo più nulla. Stando a quanto annunciato durante l’incontro, la legge sarebbe stata in discussione già allora alla Commissione affari sociali della Camera. Del suo iter si sono poi perse le tracce. In generale, sulla lotta allo spreco di cibo, nonostante i continui richiami della Fao (Food and agriculture organization of the United nations) e lo sforzo di associazioni sempre più numerose, non stiamo riuscendo a fare grossi passi avanti. «Secondo il presidente della fondazione Banco alimentare, Andrea Giussani – si legge su Vita –, questa legge permetterebbe di “recuperare in un anno due miliardi di euro di cibo, cioè un milione di tonnellate contro le attuali 500mila”. Si tratterebbe, sempre secondo Giussani, di un provvedimento “a costo zero che armonizza il quadro normativo e semplifica il processo di donazione delle aziende”. Ogni anno infatti finiscono nella spazzatura 5,1 milioni di tonnellate di cibo per un valore di quasi 13 miliardi di euro. Il 53 per cento di questo spreco, quello generato dal settore primario fino ad arrivare alla ristorazione, potrebbe essere recuperato e destinato alle persone in stato di bisogno, oltre quattro milioni in Italia».

A maggio dello scorso anno aveva fatto discutere la legge approvata in Francia che istituiva il reato di spreco alimentare, obbligando i supermercati di una certa dimensione a non buttare via il cibo in scadenza, obbligandoli di fatto a stabilire accordi con associazioni che si occupano di recupero e redistribuzione di alimenti. Per chi non lo fa sono previste multe anche molto pesanti. Meno risalto si è dato alla parte della legge che prevede di investire in programmi educativi al fine di creare una cultura di informazione e consapevolezza sull’importanza del recupero del cibo.

In Italia esiste già una legge che semplifica le cose: si chiama “legge del buon samaritano”, è stata approvata nel 2003 e prevede di equiparare al consumatore finale le onlus che si occupano di distribuzione gratuita di cibo derivante dalla ristorazione. «In pratica – si legge sul sito di Banco Alimentare, la più importante fondazione italiana in questo settore –, le Onlus che recuperano cibo, per esempio, dalla ristorazione organizzata per consegnarlo alle persone indigenti non sono tenute all’osservanza delle norme sulla sicurezza dei prodotti alimentari, perché equiparate al consumatore finale». Il che non vuol dire che poi non siano rispettate le norme igieniche e sanitarie necessarie ad assicurare l’integrità alimentare, ma con una norma composta di un solo articolo si è spazzata via una serie di procedure burocratiche che limitava fortemente l’efficacia delle azioni di solidarietà. Un caso molto raro in Italia di semplificazione normativa a costo zero.

Con la nuova legge, che ci auguriamo venga presa presto in considerazione dal Parlamento, si andrà oltre, pur non arrivando come in Francia al reato di spreco alimentare: «Le aziende che sceglieranno di donare il cibo invece che buttarlo, avranno incentivi fiscali e sconti – scrive Alessandra Baldini su OnuItalia –. Inoltre verrà innalzata a 15mila euro la soglia di valore del cibo che non richiede precisi adempimenti burocratici, in caso di distruzione di alimenti. In questo modo per le aziende sarà più semplice salvare il cibo».

Per capire l’importanza di un impegno globale su questo tema basta scorrere gli ultimi rapporti della Fao, che denunciano come il 33 per cento del cibo prodotto globalmente finisca in discarica, con gravissime conseguenze per lo sfruttamento delle risorse del pianeta dovuto alla produzione, imballaggio, trasporto e vendita dei prodotti. Un’azione globale contro questo problema potrebbe tradursi in risultati tangibili nella lotta alla fame nel mondo. Pensiamo solo a tutta l’acqua che viene utilizzata nei processi produttivi, mentre ci sono intere aree del pianeta dove la siccità o la mancanza di acqua potabile rendono la vita difficile o impossibile. Per farsi un’idea, ci sono due brevi video (qui e qui) che mostrano l’impronta lasciata sul pianeta dagli sprechi alimentari. La legge “Spreco zero” sarebbe un’ulteriore piccola conquista nella lotta allo spreco di cibo. Ma bisogna fare in fretta, perché le sfide del futuro sono enormi.

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