Alcune associazioni di categoria stanno esprimendo grande preoccupazione per un emendamento, approvato dalla Commissione giustizia alla Camera, che sopprimerebbe i tribunali dei minori, per trasferirne le competenze in un ufficio specifico della magistratura ordinaria. La presidente della commissione, Donatella Ferranti, ha spiegato che l’obiettivo dell’emendamento è «razionalizzare, semplificare e accelerare i tempi del processo per una giustizia civile più efficiente e tempestiva nel rispetto della garanzia del contraddittorio». Ferranti ha inoltre specificato che «Non si tratta di un’abrogazione secca, ma di un trasferimento che comporterà una valorizzazione attraverso una maggiore specializzazione», evitando una «separazione» di competenze (tra tribunale ordinario e dei minori) che «non ha più senso, frutto solo di un aggravio di burocratizzazione».
Secondo le due maggiori associazioni di categoria, Aimmf (Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia) e Uncm (Unione nazionale camere minorili), «di specializzato questi nuclei non avranno proprio più niente – si legge su Vita –. I nuclei infatti non avranno alcuna autonomia gestionale né organizzativa e i magistrati che ci lavoreranno non avranno più una assegnazione in via esclusiva e saranno di fatto – al di là dei proclami – inevitabilmente inseriti nei turni ordinari». C’è quindi grande diffidenza sull’attendibilità delle parole della presidente di commissione. Secondo un articolo de La Stampa, una ricaduta positiva della norma potrebbe essere distribuire meglio il lavoro tra i vari tribunali: «Dietro questo disegno di razionalizzazione c’è anche la volontà di far lavorare meglio quei tribunali dei minori che spesso hanno meno cause da trattare, mentre altrove si scoppia di faldoni. A livello distrettuale, invece, ci sarà un giudice e un procuratore aggiunto che si occuperanno, qui sì esclusivamente, di diritto di famiglia e dei minori, e saranno tenuti ogni anno ad aggiornarsi attraverso corsi di formazione organizzati dalla Scuola superiore della Magistratura».
Il parere di Cristina Maggia, procuratore dei minori a Genova e vicepresidente dell’Aimmf, intervistata da Repubblica, è molto netto ed esprime una forte perplessità per la differenza tra le modalità di lavoro di un tribunale ordinario e uno dei minori oggi, e per come queste potrebbero cambiare: «Si buttano alle ortiche cinquant’anni di cultura minorile in Italia e a Genova: non lavoriamo come la giustizia ordinaria, per noi al centro non c’è il fatto, il reato, per noi al centro c’è il ragazzo, il bambino». Di fatto i tribunali dei minori oggi hanno un minore aggravio perché la Procura svolge un delicato compito preventivo per verificare che le istanze presentate e i fascicoli aperti debbano o meno arrivare dal giudice minorile. Un servizio svolto insieme alla polizia giudiziaria minorile, di grande importanza per la tutela dei ragazzi. Ecco un esempio concreto di come funzionano oggi le cose e di come potrebbero funzionare in futuro: «Un ragazzino non va a scuola. Oggi apriamo in Procura un fascicolo, lavoriamo con i servizi, con la scuola, cerchiamo di lavorare con la famiglia, che spesso ha bisogno soltanto di rimettersi sui binari giusti. Il ragazzino ritorna regolarmente a scuola. E il caso rientra. Chiudiamo il fascicolo, ci scriviamo su “non luogo a procedere”. Domani tutto questo lavoro non esisterà più: domani il caso diventa immediatamente un fascicolo del Tribunale ordinario. Che sfocerà in una sentenza. Invece di una riforma scellerata chiediamo una riforma giusta, perché una riforma è necessaria, ma non a scapito delle buone pratiche accumulate in anni di esperienza e cultura minorile».
Si perderà anche il patrocinio gratuito per le persone che non possono permettersi un’assistenza legale, con indubbio vantaggio per gli avvocati che si occupano di questi temi, che vedranno moltiplicarsi i propri clienti. È la cultura specifica dei tribunali dei minori il vero patrimonio che si rischia di perdere, come riassunto dalle parole di Maggia: «Perderemo la nostra autonomia, si disperderanno competenze specifiche perché a capo del gruppo specializzato ci potrà finire anche chi non ha competenze specifiche. Qui parliamo di minori, ci occupiamo di tutela, protezione e recupero, ma sotto un procuratore ordinario della Repubblica i minori finirebbero nel dimenticatoio. Schiacciati dall’accumulo di pratiche ordinarie. Qui ci vuole tempo e specialità. Quando il Tribunale dei minori emette una condanna, abbiamo perso tutti».
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