È stato pubblicato ieri il bando della terza edizione di cheFare (con scadenza il primo luglio), un premio che promuove progetti culturali ad alto impatto sociale. Quest’anno viene rivista la formula, che non prevede più un solo vincitore bensì tre, che vedranno assegnare al proprio progetto un contributo di 50mila euro ciascuno. Creare innovazione, valore, nuovi modi di fare impresa e la ricerca di nuovi modelli di business sono il core di questo bando, con cui «l’Associazione Culturale cheFare promuove la coniugazione dei valori di impresa e sostenibilità economica con i valori della cultura e si oppone con i fatti alla retorica della crisi, mettendo assieme imprese sociali, operatori culturali e comunità online». Così si legge sul bando pubblicato sul sito dell’associazione, che nel tempo si è sviluppato fino a diventare una specie di blog con una sezione di news denominata Almanacco. Il sito prevede poi due ulteriori sezioni: «Una è Campagne, uno spazio che raccoglierà i percorsi di attivazione e partecipazione che ci vedranno coinvolti a vario titolo nel futuro. L’altra è Ricerche, una sezione dedicata alla presentazione di studi sull’innovazione sociale e culturale e che sarà attivata grazie alla collaborazione con università e centri di ricerca».
Il progetto cheFare, nel corso degli anni, ha raccolto sempre più interesse ed è riuscito a crescere e allargare il proprio network di partner. Sul sito gli organizzatori ricostruiscono brevemente la storia dei progetti delle edizioni passate, dando un’idea dei numeri raccolti in termini di partecipanti e di votanti: «Quando siamo partiti la prima volta, in quello che rivisto adesso sembra uno strano esperimento, ci aspettavamo di ricevere qualche decina di progetti, e ne abbiamo ricevuti oltre 500. Quell’anno, quando abbiamo chiesto ai pubblici di votare i progetti, abbiamo ricevuto 42mila voti. E tutta quella strada (quelle migliaia di ore frenetiche, stropicciate, vorticose) ha portato alla vittoria di Lìberos. Nella seconda edizione abbiamo ricevuto 600 progetti e 70mila voti, e alla fine di tutto il percorso la giuria ha scelto Di Casa in Casa, la rete delle Case del Quartiere di Torino».
Per partecipare al bando, i progetti devono situarsi nei campi della cultura umanistica intesa, in senso ampio: «letteratura, musica, teatro, danza, pittura, cinema, video, fotografia, arti plastiche, performing arts, editoria, filosofia, pedagogia, psicologia, sociologia, antropologia». Scendendo nel dettaglio, sono molte le caratteristiche che possono favorire un punteggio alto. Ogni progetto dovrà, per quanto possibile: promuovere la collaborazione; ricercare forme innovative di progettazione, produzione, distribuzione e fruizione della cultura; essere scalabile e riproducibile; essere economicamente sostenibile nel tempo; promuovere l’equità economica e contrattuale dei lavoratori impiegati; avere un impatto sociale territoriale positivo; fare ricorso ad ogni strategia di progettazione, produzione, gestione, distribuzione dei contenuti che inquadri la cultura come bene comune (tecnologie hardware e software opensource e free software, impiego di licenze Creative Commons, ecc); riuscire a coinvolgere le comunità di riferimento e i destinatari del progetto nella comunicazione delle proprie attività. Le informazioni le avete tutte: se pensate di avere un progetto valido, fatevi sotto.