La chiamano “legge di stabilità”, eppure ciò che provoca è un mare di incertezze. Le anticipazioni sul contenuto del testo approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri contengono alcune disposizioni che hanno messo in allerta il terzo settore. In particolare, come sintetizza un articolo del Post.it, «I permessi previsti dalla legge 104/1992 per l’assistenza ai disabili e la cura di parenti affetti da handicap subiscono una modifica: la retribuzione nei giorni di permesso scende al 50 per cento, salvo l’assistito non sia un figlio, un coniuge o il permesso serva per patologie dello stesso dipendente». Un provvedimento che si commenta da sé, e che fa inorridire se si pensa a quante altre cose si potrebbero tagliare per avere un risparmio molto più incisivo sulla spesa pubblica, prima di arrivare a colpire la vita, già di per sé complicata, di chi deve occuparsi di una persona con disabilità o problemi di salute in generale.
Da qui la protesta delle associazioni e la decisione di farsi sentire con una mobilitazione dal titolo “Cresce il welfare, cresce l’Italia”, che si terrà a Roma il 31 ottobre. In mattinata sono previsti flash mob in vari punti della capitale e un presidio in piazza Montecitorio. La giornata si concluderà in piazza Farnese dove, nel pomeriggio, si alterneranno sul palco testimonianze dal sociale e musica. Queste le richieste delle 40 sigle che condividono le ragioni dell’iniziativa: «L’obiettivo della manifestazione è quello di chiedere al governo una decisa inversione di tendenza nella manovra di bilancio 2013: basta tagli al sociale e rilancio delle politiche di welfare per lo sviluppo dell’Italia. Ossia: mettere in moto una politica di investimenti nel sociale (rifinanziamento dei fondi azzerati: Fnps – Fondo per la non autosufficienza – Fondo per l’infanzia) che generi lavoro, solidarietà, coesione, sostegno alle fasce economiche più povere. Il governo Monti ha iniziato il suo operato comunicando tre parole d’ordine: rigore, crescita, equità. Ad oggi è stato applicato ampiamente soltanto il rigore».
In merito si è espresso anche il presidente della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap), associazione che non farà mancare il suo supporto alla giornata del 31 ottobre: «Da questo Governo che usa il termine equità ad ogni piè sospinto ci aspettavamo qualcosa di più serio, una svolta strutturale nella gestione delle politiche sociali. Al contrario pone ai primi punti della sua agenda la revisione dell’Isee, lo smantellamento delle agevolazioni fiscali, la riduzione brutale degli interventi di sostegno e di contrasto all’impoverimento. Il massimo che riesca ad elaborare è la riduzione della spesa per i permessi lavorativi a chi assiste un congiunto con disabilità. Una scelta banale, demagogica e probabilmente anche del tutto inefficace. […] è profondamente sbagliato contrapporre welfare e crescita economica, anzi proprio il welfare rappresenta un motore di sviluppo per far ripartire il nostro Paese».
Solo pochi mesi fa il professor Stefano Zamagni, ex presidente dell’ormai scomparsa Agenzia per il terzo settore, imputava proprio a quest’ultimo la colpa di non essersi fatto sentire quando ce n’era il bisogno, lasciandosi così travolgere da eventi e riforme che ne hanno indebolito l’indipendenza e la stabilità. Non è con una giornata che si cambieranno le cose, bisogna vigilare e denunciare giorno per giorno ciò che non va. E non dovrebbe essere prerogativa solo dei soggetti direttamente coinvolti, ma anche del giornalismo più generalista, che assolverebbe così alla sua funzione di “cane da guardia” del potere. Intanto proviamoci, facciamoci sentire, ma cerchiamo altri interlocutori, non chiudiamoci in un discorso autoreferenziale.