Quando discutiamo con qualcuno che ha opinioni diverse da noi, è normale provare a fare in modo che cambi idea. Ma, sottolinea Arthur Brooks sull’Atlantic, l’impresa è più facile a dirsi che a farsi. Secondo diverse ricerche far cambiare idea alle persone, soprattutto se si stratta di credenze legate all’identità, è molto difficile. Come ha detto uno studioso, l’attaccamento alle proprie credenze incoraggia “competizioni personali piuttosto che una ricerca collaborativa della verità”.
Il modo in cui le persone tendono a discutere oggi, in particolare online, peggiora le cose. Le discussioni sembrano una guerra in cui i contendenti scavano trincee su ogni lato della questione e lanciano le proprie convinzioni come fossero granate.
Questo tipo di confronti può dare alle persone coinvolte qualche soddisfazione a breve termine, spiega Brooks, ma è probabile che nessuno dei due schieramenti abbia alcun effetto sull’altro. Al contrario, gli attacchi spingono i partecipanti a scavare più a fondo nelle loro convinzioni. «Se volete una possibilità – scrive Brooks – avete bisogno di una nuova strategia: smettere di usare i valori come un’arma, e iniziare a offrirli come doni».
Condividere un dono è un atto gioioso, e questo vale anche per i nostri valori. Se si vuole avere qualche possibilità di persuasione, secondo Brooks bisogna offrirli con gioia: «Un’arma è qualcosa di brutto, un oggetto progettato per spaventare e imporsi. Un regalo è qualcosa che crediamo essere buono per il destinatario, e che ci auguriamo sia accettato con gratitudine. Questo richiede che lo presentiamo con amore, non con insulti e odio. Ecco tre passi per facilitare tutto questo».
1. Non pensare pensare agli altri come a “loro”
Quando le persone si sentono escluse da una comunità, possono diventare ostili. Gli studi sulle persone che si scagliano violentemente contro le proprie comunità rivelano che tali violenze tendono a essere precedute da un rifiuto sociale. Anche in casi che non arrivano a episodi di violenza vera e propria, le persone sanno quando non sono accolte o accettate.
«Fate del vostro meglio per accogliere e dare valore alle voci di coloro che non sono d’accordo con voi, trattandole come degne di rispetto e attenzione – scrive Brooks –. Non c’è alcun “loro”, ma solo “noi”. Portateli nella vostra cerchia per ascoltare i vostri punti di vista, sempre che questo non favorisca atti violenti».
2. Non prendere il rifiuto sul personale
Poiché tutti noi stabiliamo le nostre identità, in parte, intorno ai nostri valori, quando qualcuno respinge le nostre convinzioni può sembrare che stia respingendo noi. «Ma proprio come non siete la vostra auto o la vostra casa – chiarisce Brooks – non siete nemmeno le vostre convinzioni. A meno che qualcuno non dica: “Ti odio a causa delle tue opinioni”, un ripudio è personale solo se tu lo rendi tale». Il primo step aiuta quindi a provare a se stessi che si può voler bene a qualcuno con cui non si è d’accordo. Questo secondo consiste nel prendere coscienza che anche gli altri possono fare lo stesso con noi.
3. Ascoltare di più
Secondo una ricerca condotta da scienziati di Yale e UC Berkeley, quando si tratta di far cambiare idea a qualcuno ascoltare è più potente che parlare. Sono stati fatti esperimenti che hanno confrontato discussioni polarizzate con uno scambio di opinioni non giudicante accompagnato da un ascolto profondo. Le prime non hanno avuto alcun effetto sui punti di vista, mentre il secondo ha attenuato in misura significativa le posizioni più estreme. L’ascolto empatico è un atto di generosità, spiega Brooks. Se qualcuno vi maltratta verbalmente, la cosa migliore da fare è non farsi coinvolgere affatto. Quando è possibile, ascoltare e fare domande ha quasi sempre un effetto più benefico che parlare per ribadire il proprio punto.
Mostrare agli altri che si può essere generosi con loro indipendentemente dai loro valori può aiutare a indebolire l’attaccamento alle loro convinzioni, e quindi renderli più propensi a considerare il vostro punto di vista. Ma perché i valori siano veramente un dono, bisognerà prima indebolire il proprio attaccamento alle proprie convinzioni. «Come insegnava il maestro buddista Thich Nhat Hanh, scrive Brooks, dovremmo tutti riprometterci: “Coltiverò l’apertura, la non discriminazione e il non attaccamento alle opinioni, per trasformare la violenza, il fanatismo e il dogmatismo che stanno in me stesso e nel mondo”».
«È una promessa difficile, lo so – conclude Brooks –, io stesso faccio fatica a mantenerla. Ma se ho veramente a cuore il bene del mondo, allora non devo cadere preda della presunzione di conoscere la verità, e devo essere disposto a prendere in considerazione modi nuovi e migliori per perseguire il mio obiettivo finale: creare un mondo più felice. Lanciare una “granata retorica” potrebbe darmi una piccola soddisfazione e farmi guadagnare seguito sui social media presso coloro che condividono le mie opinioni, ma la generosità e l’apertura hanno maggiori possibilità di rendere il mondo migliore sul lungo periodo».
(Foto di Uriel Soberanes su Unsplash)
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