Per 17 mesi, sei “astronauti” provenienti da quattro paesi diversi hanno vissuto in un edificio di cemento di 775 metri quadrati, simulando un viaggio su Marte, senza avere contatti con amici o familiari. Quattro membri dell’equipaggio hanno sviluppato disturbi del sonno, uno ha sofferto di depressione. Il conflitto interpersonale era una costante. Per cinquanta volte, durante la simulazione, i conflitti sono stati così significativi da portare un membro dell’equipaggio a presentare un rapporto al riguardo. L’episodio è citato dallo scrittore e giornalista David Epstein, che ne ha parlato nel suo podcast “How To!” con la giornalista investigativa Amanda Ripley, autrice di un libro incentrato sulla gestione dei conflitti interpersonali. In termini di missioni spaziali, ha spiegato Ripley, il conflitto più prevedibile avviene tra l’equipaggio e il centro di controllo della missione. «Si perde molto in quell’andirivieni di messaggi», ha detto. Visto che la NASA spera di portare degli astronauti su Marte entro un decennio, l’agenzia spaziale statunitense ha sviluppato un certo interesse nella comunicazione efficace e nella risoluzione dei conflitti. Ciò che ha imparato la NASA, ha spiegato Ripley, è che «la comunicazione deve essere molto più lenta e iterativa di quanto pensiamo».

Di seguito tre consigli che vengono dal lavoro di ricerca di Ripley.

Cerca di capire per cosa sei veramente arrabbiato

«Nella maggior parte dei conflitti», ha detto Ripley, «possiamo individuare da un lato ciò di cui stiamo discutendo e dall’altro il reale oggetto della contesa. Ogni conflitto ha un suo sottotesto, per così dire». Nel suo libro Ripley scrive di una coppia che stava divorziando e ha ingaggiato una lotta su chi avrebbe ottenuto la custodia dei Lego del figlio. Non se ne rendevano conto in quel momento ma, nella loro testa, i giocattoli rappresentavano l’affetto del loro bambino. Spesso, quando capiamo per cosa siamo veramente arrabbiati, è troppo tardi. Il primo consiglio è quindi non aspettare per iniziare a fare un passo indietro dal surriscaldamento della discussione e cercare il sottotesto, ossia ciò per cui si è veramente arrabbiati.

Pratica la “ripetizione per la comprensione”

«Quando sei in una conversazione conflittuale – spiega Ripley –, costringiti a ripetere ciò che l’altro ti ha appena detto, con parole tue, e poi chiediti: “Cosa mi sto perdendo?”. Può sembrare noioso, un po’ smielato, o semplicemente molto difficile, presi dal calore della discussione, ma sforzati di provarci. Quel semplice atto di far sentire qualcuno ascoltato, e di chiarire che stai veramente cercando di capire cosa ti vuole dire, può fermare la palla di neve del conflitto prima che diventi una valanga. Può essere l’inizio di un attrito produttivo». A proposito della NASA e dei suoi problemi di comunicazione con gli astronauti, quella della reiterazione del messaggio è proprio una delle prassi usate per evitare di perdere pezzi per strada generando frustrazioni e incomprensioni. Un po’ come quando, per noi che stiamo sulla Terra, ordiniamo delle pizze al telefono e dall’altra parte, prima di chiudere la conversazione, ci viene ripetuto l’elenco delle pizze e l’indirizzo di consegna.

Scrivi per sette minuti

In un esperimento, ad alcune coppie è stato chiesto di scrivere per sette minuti a proposito della loro più recente discussione, dalla prospettiva di una terza persona immaginaria che volesse favorire il miglior esito possibile per le persone coinvolte. «Immaginate un mediatore», ha detto Ripley, «o qualcuno nella stanza che vi guarda, e immaginate come quella persona potrebbe pensare alla lite in corso. Come potrebbe trarne qualcosa di positivo? Scrivetelo, per sette minuti, da quella prospettiva. La prossima volta che finirete di nuovo in quel litigio, o in una sua variante, pensate alla prospettiva di quella figura terza». Le coppie coinvolte hanno ripetuto questo esercizio ogni quattro mesi per un anno, e non solo hanno riferito di sentirsi meno turbati dalle proprie discussioni rispetto alle altre coppie, ma non hanno nemmeno sperimentato la lenta perdita di soddisfazione nel rapporto che spesso si verifica per le coppie nel tempo. «Quindi, che ne dite di impegnarvi per 21 minuti nel corso del prossimo anno, per fare una prova?».

(Foto di David Clode su Unsplash )

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